Gratien in appello il 14 dicembre a Firenze
Dopo quasi un anno dalla sentenza di condanna in primo grado, emessa nell’ottobre del 2016, nei confronti di Padre Gratien Alabi, accusato dell’omicidio e occultamento di cadavere di Guerrina Piscaglia, è stata dunque decisa la data d’inizio per il processo d’Appello. Il religioso congolese, condannato per la morte di Guerrina Piscaglia, la donna scomparsa il primo maggio del 2014 da Ca’ Raffaello di Badia Tedalda, e per la sparizione del suo cadavere, tornerà in aula il 14 dicembre per il processo di secondo grado davanti alla Corte di Assise di Appello di Firenze. In primo grado la sentenza era stata durissima per padre Gratien: 27 anni di reclusione.
Sulla condanna hanno pesato gli indizi legati a telefonate, celle, depistaggi, contraddizioni in cui sarebbe caduto il religioso. La difesa di Gratien Alabi ha impugnato la sentenza convinta di poter ribaltare il verdetto. Gli avvocati Riziero Angeletti e Francesco Zacheo credono nell’innocenza di Alabi che è ai domiciliari nel convento dei Premostratensi di Roma, l’ordine monastico al quale Alabi appartiene. In appello il frate africano potrebbe avere ancora davanti il sostituto procuratore Marco Dioni, il magistrato che ha sostenuto l’accusa al processo di primo grado.
Per la pubblica accusa molti sono i punti che dimostrano la colpevolezza del congolese, tutti sposati dalla Corte. In primo luogo l’alto numero di chiamate tra Padre Gratien e Guerrina Piscaglia prima delle 14 del primo maggio. Gli sms mandati dal cellulare di Guerrina, carichi di errori di ortografia, dopo la sua sparizione. Il depistaggio messo in atto dal frate secondo il quale la donna poteva essere partita con un ambulante marocchino. La figura di zio Francesco, personaggio totalmente inventato, secondo la procura e giudici, per depistare le indagini. Molte inoltre le contraddizioni in cui è caduto il religioso durante i lunghi interrogatori.
Una fine misteriosa quella di Guerrina Piscaglia, scomparsa da Ca Raffaello. Il suo corpo ancora oggi non è stato trovato. I legali di Gratien Alabi hanno impugnato la sentenza di primo grado in quanto convinti di poter ribaltare il verdetto e dimostrare alla Corte l’innocenza del religioso congolese.