Il 22 luglio 2017, attorno alle 19.00, in località Predera-Terlago (Comune di Vallelaghi, TN), come ampiamente riportato dagli organi di stampa, un uomo in passeggiata nel bosco col suo cane si è imbattuto in un orso (risultato in seguito la femmina KJ2); l’incontro ha portato al ferimento dell’uomo, le cui cause scatenanti sono la conseguenza di una serie di condizioni particolari, dovute non esclusivamente all’animale, ma anche alla reazione della persona coinvolta. Il Gruppo Grandi Carnivori del CAI ritiene che sul piano tecnico l’iter procedurale e gestionale seguito sia corretto ed in linea con quanto previsto dal PACOBACE (Piano di azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali).
Il CAI ribadisce l’importanza di un atteggiamento di equilibrio e rispetto, sia delle scelte gestionali già pianificate da anni – prima ancora che si verificassero eventi quali quello in oggetto – sia nei confronti delle Istituzioni che hanno la responsabilità di applicarle. Riteniamo non sia costruttivo assumere un atteggiamento emotivo o ideologizzato ad ogni nuovo evento, colpevolizzando chi l’uomo chi l’orso: sono invece indispensabili lucidità e una linea di condotta coerente. Il momento attuale è particolarmente delicato per il futuro degli orsi sulle Alpi: il CAI, convinto del valore biologico e culturale di questi animali, auspica che il confronto su questa specie e sulla sua gestione ritorni quanto prima ad un livello più razionale e oggettivo.
Bisogna investire con ancor più forza nella comunicazione, affinché chi frequenta zone di presenza dell’orso adotti comportamenti consapevoli e corretti, per evitare che nuovi futuri incontri con i plantigradi possano degenerare con le conseguenze ora note, senza dimenticare che nell’attuale realtà di antropizzazione delle Alpi – in cui si alternano ambienti naturali idonei alla vita del plantigrado a zone densamente frequentate dall’uomo – è fondamentale mirare alla conservazione della popolazione di orso nel suo insieme.
Non bisogna dimenticare che un individuo (un orso) problematico porta suo malgrado all’accentuarsi delle divisioni tra posizioni pro e contro l’orso che sfociano, salvo rare eccezioni, in una rincorsa al sensazionalismo piuttosto che all’informazione corretta, spesso compromettendo quanto di positivo si tenta di costruire per la convivenza e deteriorando il delicato equilibrio che può garantire la preziosa presenza del plantigrado nelle Alpi.
Mai come in questo momento sono necessarie calma e razionalità, grazie alle quali possono essere divulgate informazioni oggettive, basate su dati scientifici, e quindi non di parte; su questa linea il CAI, attraverso il Gruppo Grandi Carnivori si sta impegnando affinché la presa di coscienza della complessa ed articolata realtà legata al ritorno dei grandi carnivori nelle Alpi porti ad una convivenza con l’orso consapevole e matura.
“Dopo le prime reazioni emotive – commenta il Vicepresidente generale Erminio Quartiani – è ora giunto il momento di ricondurre tutti, opinione pubblica, ambientalisti e istituzioni, a un più equilibrato giudizio sull’accaduto incidente trentino, in cui un orso ha aggredito un uomo. Il Cai ribadisce che la convivenza tra l’uomo e l’orso nelle nostre montagne è possibile, ma molto ancora va fatto dal punto di vista della buona informazione, della formazione ed educazione di chi frequenta la montagna, vi vive e vi opera, per far crescere il consenso favorevole a questa convivenza, che come tale non può penalizzare le persone che vivono nei territori interessati né la presenza del grande carnivoro. Il sodalizio si impegna sempre più in questa direzione anche attraverso il Gruppo di lavoro Grande carnivori, di recente istituzione, coordinato dal socio Davide Berton”.