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Il presidente della Toscana propone un progetto per far tornare pubblica la gestione dell’acqua. L’opposizione critica la scelta.

Svolta importante per la Regione Toscana sulla gestione dell’acqua. Il presidente Enrico Rossi infatti ha proposto nell’ultimo consiglio regionale di far tornare pubblica la gestione delle acque. In breve è questa la proposta del presidente che vorrebbe entro il 2030 costituire una holding per permettere ai cittadini di risparmiare su quello che dovrebbe essere un bene pubblico.

Il presidente si è soffermato sulla proposta politica, dopo aver accennato a vincoli e orientamenti normativi cui dovranno attenersi i Comuni, sulla scelta della nuova forma di gestione, spaziando dalla legislazione nazionale alla ragionevole gradualità nel rilevare le gestioni esistenti, via via che giungano a scadenza le relative concessioni. Ai Comuni dunque il compito di individuare la società a completa partecipazione pubblica individuando un soggetto finanziario, anch’esso di estrazione pubblica e quindi di riallineare le scadenze delle concessioni esistenti, con l’obiettivo di stabilizzare le tariffe per i cittadini, per accedere, infine, al mercato azionario.

Pronta la controbattuta del centro destra che tuona ritenendo sbagliato pensare di ritornare alla gestione pubblica. Secondo il consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi) la Regione dovrebbe invece fare da collante tra le società pubblico/private , che già operano in Toscana, per creare delle “multi- utility” società vicine alle esigenze dei sindaci e che hanno la capacità di fare piani industriali complessi. In conclusione Marcheschi ritiene che non possono essere sempre i contribuenti a pagare e le società pubbliche indicate da Rossi prenderebbero i soldi da una Cassa Depositi e Prestiti quindi soldi dei cittadini che così si ritroverebbero a pagare la gestione pubblica dell’acqua in Toscana.

 

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