News

Fratini (Cgil): “Il 1° maggio non è un giorno come gli altri”

Altotevere, le ricette del sindacato di fronte alle criticità del mondo del lavoro

Il responsabile Cgil Alta Umbria Fabrizio Fratini

In occasione della Festa dei Lavoratori abbiamo incontrato il responsabile della Cgil dell’Alta Umbria Fabrizio Fratini, con cui abbiamo fatto il punto sulle proposte del sindacato per affrontare le criticità del mondo del lavoro nel territorio.

Un territorio – come ha sintetizzato Fratini sulla base dei dati raccolti ed analizzati dalla Cgil – che “conserva una vocazione manifatturiera”, in particolare nella piccola impresa, vede “un aumento del terziario”, ma “con retribuzioni più basse”, e “non è più un’isola felice in termini di occupazione”. Al tasso di disoccupazione dei centri per l’impiego, infatti, “vanno aggiunti gli inattivi, che in alcuni settori sono quasi pari agli occupati, e che per scoraggiamento neanche certificano più il proprio status. Una massa di persone che finisce nella povertà, rivolgendosi a Caritas, reddito di cittadinanza o reddito d’emergenza, oppure nel lavoro nero e sommerso”.

Evidente poi la prevalenza di contratti a tempo non indeterminato: “L’introduzione di una sempre maggiore flessibilità e altri interventi di precarizzazione del mercato del lavoro non hanno funzionato, perché l’occupazione non aumenta in maniera stabile e i redditi diminuiscono – argomenta Fratini –, mentre anche un economista capitalista direbbe che per sostenere la domanda servono reddito e lavoro stabile”.

Proprio la stabilità del lavoro è tra l’altro “precondizione per la sicurezza, visto che oltre agli incidenti mortali – dice il sindacalista – aumentano anche le denunce di infortuni, che sono dovuti soprattutto a tre cause: la mancata formazione, il frequente passaggio del lavoratore da un settore all’altro e i contratti a termine, che scoraggiano a investire sulla sicurezza sia l’impresa sia lo stesso lavoratore, che sa che a breve verrà mandato a casa”.

Serve invece “puntare sui distretti, che permetterebbero politiche espansive”, e fare “concorrenza basata sulla qualità: il lavoratore va formato e pagato”, afferma Fratini, che sottolinea che “le aziende che vanno bene sono quelle che hanno conquistato altri mercati, investendo in ricerca e professionalità, e non quelle che puntano sulla riduzione del costo del lavoro e sull’usa e getta”. Va inoltre “superato un gap infrastrutturale che si è aggravato nel tempo”, a cui si è sommato anche quello delle infrastrutture immateriali legate alle nuove tecnologie.

Altro elemento chiave è quello di “non perdere le vocazioni principali: questo territorio – precisa il responsabile della Cgil – non può essere né solo manifatturiero, né solo turistico, né solo culturale: se ha resistito e ha conservato una certa vitalità imprenditoriale e operaia è stato perché non essendo monotematico e non essendo di grandissime dimensioni ha potuto adattarsi più velocemente ai cambiamenti. Spesso la crisi di un settore si è compensata con la crescita di un altro”.

Ma se un tempo “il lavoratore aveva pensioni decenti, soprattutto tenuto conto dei maggiori servizi pubblici erogati in passato, adesso per la prima volta i pensionati hanno pensioni più basse di quelli di prima”. Frutto del fatto di “lavorare con diversi contratti, spesso rientrando ogni volta ai livelli più bassi, e di usufruire, non per propria scelta, di molti ammortizzatori sociali”.

Le varie proposte illustrate da Fratini rientrano all’interno di una piattaforma unitaria delle sigle sindacali (“l’Altotevere si è sempre connotato per forti rapporti unitari”, puntualizza, oltre che “per una diffusa contrattazione sociale con i comuni”). Questione su cui la proposta della Cgil è invece “un po’ più spinta” è quella dell’introduzione di una patrimoniale: “Il fatto che i servizi li paghino solo lavoratori e pensionati e ne usufruiscano tutti è un’ingiustizia”, dice tra l’altro Fratini, facendo riferimento anche a indagini sull’evasione da cui emergono “consumi più alti rispetto ai redditi distribuiti”.

La conversazione ha toccato inoltre il valore del 1° maggio: “C’è la convinzione, in questo territorio più che altrove, che non sia un giorno come gli altri”, dice il sindacalista. E se in passato la celebrazione era più sentita, “quest’anno c’è comunque maggiore attenzione perché veniamo da due anni di pandemia”.

“C’è tanto bisogno di unità del mondo del lavoro”, chiosa Fratini, che ricorda che “molte persone si rivolgono al sindacato, e la difficoltà che abbiamo è farle stare stare tutte insieme. Spesso siamo costretti a gestire vertenze di singoli pezzi, ma se il precario viene stabilizzato rende più forte anche il lavoratore a tempo indeterminato, che altrimenti può essere ricattato perché c’è un altro più disponibile”. Analogamente, Fratini ricorda che “hanno fallito ricette come quelle di togliere diritti agli anziani per darli ai giovani, quando sappiamo che un diritto quando è tolto poi non c’è più per nessuno”; o come quella secondo cui “per avere risorse per il lavoro bisogna toglierli dalle pensioni”.

Invece “bisogna puntare sulla Carta dei diritti universali del lavoro, il nuovo Statuto dei Lavoratori, perché a uguale lavoro corrispondano uguali diritti e uguale retribuzione. Oggi non è così”, conclude l’esponente della Cgil.

CORRELATI

- Le nostre iniziative -spot_img

POPOLARI

spot_imgspot_img