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18 agosto 1944, la strage della Caserma di Anghiari

78 anni fa l’ordigno lasciato dai tedeschi in fuga fece 15 vittime e decine di feriti

L'inaugurazione, il 18 agosto 2020, del restauro del monumento che ricorda la strage

Fu di 15 morti e decine di feriti il bilancio dell’esplosione che dilaniò la caserma dei Reali Carabinieri di Anghiari alle 10.30 del 18 agosto 1944. Il borgo valtiberino era stato liberato dall’occupazione nazista a fine luglio e l’incubo della guerra si stava allontanando quando giunse del tutto inattesa la terribile deflagrazione.

A lasciare l’ordigno erano stati i soldati tedeschi al momento di fuggire da Anghiari: nascosero l’esplosivo nell’edificio attiguo alla caserma impostando il timer J-Feder 504, che poteva essere programmato per far scattare l’innesco fino a tre settimane dopo. Proprio la grande distanza di tempo tra la fuga nazista e l’esplosione dell’ordigno aveva lasciato spazio anche in epoche recenti alla circolazione della tesi della “mano non tedesca” dietro l’attentato. Una tesi ormai definitivamente tramontata, in particolare grazie agli studi del 2020 dell’esperto di storia locale Mirco Draghi, che dimostrano come fosse comune l’utilizzo da parte dei tedeschi del J-Feder 504. Ciò avveniva proprio al momento di cedere territori al nemico, per seminare distruzione negli edifici nei quali supponevano si sarebbero insediati gli Alleati.

Il J-Feder 504 si chiamava così non a caso: 504 è infatti il massimo numero di ore dopo le quali poteva essere impostato l’innesco, e corrispondono precisamente a 21 giorni. Ne parlano diffusamente testi militari statunitensi editi già a guerra ancora in corso, e ne è certificato il ripetuto utilizzo proprio in Italia. Nel nostro territorio è molto probabile che sia stato utilizzato anche a Citerna (disinnescato l’11 agosto dopo la partenza dei tedeschi tra il 25 e il 26 luglio), e a Villa Sterpeto: qui i tedeschi si erano fermati dopo aver lasciato Anghiari, tra il 29 e il 31 luglio, mentre l’esplosione avvenne il 16 agosto, con l’edifico già evacuato per tempo.

Ad Anghiari invece non si riuscì ad impedire la deflagrazione né a mettere in salvo le persone. Potrebbe essere per questo che diversi giorni dopo, il 30 agosto, in un rapporto dell’allora Comandante generale dei Reali Carabinieri comparve una fantomatica sedicesima vittima non identificata. Magari potrebbe essersi trattato del tentativo di inserire sulla scena un possibile capro espiatorio, di cui tuttavia non c’è traccia nelle testimonianze di nessuno dei tanti anghiaresi che intervennero sul posto per i soccorsi.

Ma se una sedicesima vittima quasi sicuramente non c’è stata, altre 15 persone hanno senz’altro perso la vita quella tragica mattina, tra carabinieri, persone fermate dai militari, la donna delle pulizie e abitanti dell’edifico attiguo. Anghiari le ricorderà nei prossimi giorni con una cerimonia presso il monumento posto in Via Nova, nel luogo dove sorgeva la caserma.

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