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Cantastorie e ottava rima a Città di Castello

Sergio Perla mattatore all’evento di presentazione del libro sul Poeta di Upacchi

Sergio Perla

Sergio Perla, pur senza la fisarmonica del fratello Vittorio, costretto a dare forfait per motivi di salute, è stato il mattatore del pomeriggio dedicato ai cantastorie e all’ottava rima presso la biblioteca Carducci di Città di Castello. Occasione la presentazione del libro di Mirco Draghi Il Poeta d’Upacchi, cantore della gran commedia della vita, in cui viene ricostruita la storia di Domenico Dell’Omarino, originario proprio della piccola località delle campagne anghiaresi e attivo in tutta l’Alta Valle del Tevere sul finire del XIX secolo.

La meritoria ricerca di Draghi, arricchita da una raccolta di testi originali di Dell’Omarino, è stata pubblicata dall’Istituto di storia politica e sociale Venanzio Gabriotti, il cui presidente Alvaro Tacchini ha moderato la serata. Di fronte a un folto pubblico, l’autore del libro ha descritto la figura di uno dei pochissimi “cantastorie ambulanti di professione” della Valtiberina e il contesto sociale nel quale operò.

Il tema della diffusione dell’ottava rima nell’Alta Valle del Tevere è stato poi oggetto dell’intervento di Enrico Flamini, che proprio a questo argomento aveva dedicato la propria tesi di laurea. Raccontando aneddoti legati ad alcuni dei principali esponenti di quest’arte, Flamini ha fatto anche notare come essa fosse molto più diffusa nel versante toscano della Valtiberina rispetto a quello umbro, ipotizzando un’influenza del confine fra la Toscana e lo Stato Pontificio.

Ad impreziosire l’evento i frequenti intermezzi poetici di Perla, tra i quali il “Bistarone” del Poeta di Upacchi, la lunghissima storia del brigante Gnicche di Giovanni Fantoni da Ponte Buriano e perfino la ricetta del crostino nero di Donna Beppa. L’incontro è stato concluso con un’ottava che l’anghiarese Mario Del Pia ha appositamente composto per omaggiare il concittadino Mirco Draghi.

“Bravo Mirco che hai parlato del poeta
nato ad Upacchi, il Dell’Omarino.
Le sue ottave sono un’opera completa
che piace al dotto e piace al contadino.
I canti scrisse in forma assai concreta,
li dava scritti in un bel fogliettino.
Si conclude così questa serata
che a Castello è stata organizzata”.

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