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La gestione dell’acqua e il torbido principio della trasparenza

Per i cittadini è molto difficile conoscere le decisioni assunte dalle istituzioni che operano in questo ambito

Negli ultimi anni le disposizioni in materia di obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni sono state riordinate. In seguito a ciò oggi il diritto di accesso ai documenti prodotti dagli enti che, in maniera diretta o indiretta, rappresentano i cittadini è sulla carta garantito a tutti. Questo principio è, peraltro, da osservare anche nel caso delle società controllate e partecipate, così come specificato dalla Circolare Ministeriale del 14 febbraio 2014 (n. 1/2014). In teoria, quindi, l’attuale quadro normativo dovrebbe aiutare il cittadino a capire quanto avviene nel circuito di quelle istituzioni che regolano, pianificano e coordinano la gestione dell’acqua. Eppure, l’esempio della proroga dell’affidamento del servizio a Nuove Acque fino al 2029 dimostra tutta un’altra realtà.

In primo luogo è stato strano apprendere pubblicamente soltanto dopo diversi mesi quanto deciso lo scorso luglio dai comuni della Conferenza Territoriale n. 4 Alto Valdarno: il motivo di questo ritardo è principalmente dovuto ad un sistema di gestione che si realizza attraverso un’interazione dell’ente affidatario (nel nostro caso Nuove Acque) e le istituzioni che pur essendo parte della stessa compagine societaria sono chiamate, in maniera mediata, ad esercitare un’azione di programmazione e controllo. Proprio nell’ambito di queste ultime, l’articolazione che si realizza in un doppio livello, quello “provinciale” della Conferenza Territoriale e quello “regionale” dell’Autorità Idrica Toscana (AIT), crea ritardi e limitazioni nell’accedere ai documenti. Tutto ciò che, infatti, viene deciso alle riunioni delle Conferenze Territoriali deve essere poi ratificato dall’Assemblea dell’AIT: di conseguenza, un atto può essere pubblicato nell’albo pretorio solo dopo l’effettiva approvazione a Firenze. Nel caso, per l’appunto, della proroga dell’affidamento a Nuove Acque, i cittadini hanno quindi potuto apprendere quanto deciso il 19 luglio 2022 ad Arezzo in Conferenza Territoriale, soltanto dopo che l’atto è stato pubblicato nel sito dell’AIT in seguito alla ratifica dell’Assemblea del 20 dicembre.

Nel frattempo sono pertanto trascorsi diversi mesi, alla luce dei quali neppure la diretta streaming della suddetta riunione del 20 dicembre ha potuto rappresentare un efficace canale di informazione dato che, come sempre accade, ai potenziali fruitori non è dato sapere giorno e ora delle sedute dell’Assemblea. Di conseguenza la soluzione della diretta video non consente concretamente di seguire i lavori e le discussioni di un organismo che, seppur in maniera indiretta, è espressione dei cittadini: questo, all’atto pratico, non è possibile nemmeno in maniera posticipata in quanto una volta terminate le riunioni i video delle stesse non sono sistematicamente più reperibili on-line.

Oltre a ciò, dagli atti che vengono pubblicati dopo l’approvazione in Assemblea non è possibile apprendere i contenuti delle discussioni sviluppatesi nel corso delle precedenti conferenze territoriali e questo è un limite di non poco conto, considerato che è proprio all’interno di queste che certe proposte sono sviscerate in maniera più approfondita di quanto venga fatto durante le riunioni dell’Assemblea.

Se a tutto questo si aggiunge la totale assenza di comunicazioni da parte delle amministrazioni locali, risulta subito evidente che per i cittadini è veramente difficile conoscere le decisioni che, di volta in volta, vengono assunte nell’ambito della gestione dell’acqua. Pochi giorni fa, ad esempio, si è tenuta la riunione dei soci di Nuove Acque per l’approvazione annuale del bilancio: neppure quanto deciso o dibattuto a quel tavolo può, per il momento, essere minimamente appreso dai non addetti ai lavori, visto che nessun socio, neanche quelli di parte pubblica, ha provveduto a fornire alcun aggiornamento. Tutto questo, oltre a stridere con il principio di fondo dell’attuale normativa nazionale sulla trasparenza, si pone in una dimensione di totale contrapposizione rispetto all’attenzione che fuori le persone, come ha dimostrato il referendum del 2011, ripongono su questo tema.

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