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Nuove Acque: approvato il bilancio di esercizio 2022

La società si consolida, ma permangono alcune congenite criticità

La sede di Nuove Acque ad Arezzo

Lo scorso 10 maggio è stato approvato il bilancio di esercizio di Nuove Acque del 2022, di conseguenza tale documento è ora consultabile sul sito della società. Nel complesso dallo studio dei dati e degli importi pubblicati emerge il profilo di un’azienda in tendenziale espansione, caratterizzata da numeri inequivocabilmente importanti. In primo luogo gli utenti in un anno sono cresciuti da 130.190 a 132.264, così come si è estesa la rete idrica (da 3.272 a 3.760 km). Anche in termini occupazionali Nuove Acque sembra ormai consolidarsi come una società di un certo rilievo, considerati i 230 addetti che in maniera sempre più stabile vi lavorano.

In un’ottica operativa, dal bilancio si evince che la società sta effettivamente puntando su un importante piano di investimenti che tra l’altro, come dichiarato recentemente dal presidente Carlo Polci, potrà beneficiare delle risorse del PNRR per un totale di 30 milioni di euro. In continuità con tutto questo si colloca, peraltro, anche la recente inaugurazione della nuova sede nella palazzina ex Eutelia, in via Ernesto Rossi ad Arezzo: uno spazio che a dire dell’amministratore delegato, Francesca Menabuoni, potrà contribuire a migliorare la funzionalità dell’azienda.

All’interno di questo quadro, il bilancio di esercizio del 2022 lascia però intravedere anche alcuni aspetti più critici e controversi. Tali elementi, più che essere ascrivibili alle effettive scelte aziendali compiute, sembrano in primo luogo discendere da un modello gestionale che per legge prevede più forme di tutela per l’erogatore del servizio che per i cittadini. La prima di queste è sicuramente il VRG, ovvero il Vincolo Ricavi del Gestore: in funzione di questo meccanismo il Metodo Tariffario Idrico in corso (MTI-3) prevede la determinazione di un monte ricavi garantito che è legato alla somma dei costi efficienti che AIT e ARERA riconoscono come legittimi: in altre parole al gestore è attribuito un ricavo assicurato che di solito diventa esigibile nel biennio successivo sotto forma di conguagli. Ne consegue che in un anno come il 2022, in cui i consumi di acqua sono diminuiti del 3,21%, si genererà necessariamente un importo che i cittadini dovranno saldare negli anni successivi: non a caso, grazie a questo principio, nel bilancio approvato sono stati indicati conguagli per un importo di 1.199.702 euro.

Per ciò che riguarda le tariffe, il dato relativo agli aumenti che si rileva nei confronti del 2021 (mediamente dai 3,735 euro a mc del 2021, ai 3,886 a mc del 2022) passa piuttosto in secondo piano, dato che per il 2023 la società ha mantenuto gli stessi importi dell’anno precedente. Nonostante ciò, potrebbe comunque sembrare lecito rilevare che il prezzo medio di vendita applicato da Nuove Acque (appunto 3,735 euro a mc di acqua) supera di quasi 30 volte quello attraverso il quale la stessa acquista la risorsa grezza dal grossista EAUT (0,1297 euro a mc). Un rincaro decisamente importante che tuttavia, a onor del vero, non impedisce alla società di erogare il servizio ricorrendo a tariffe più contenute rispetto alla media regionale. Tuttavia tale considerazione tende a perdere di consistenza in un contesto territoriale come quello valtiberino, dove – come trattato in un precedente articolo – la presenza dell’invaso di Montedoglio non è ancora in grado di generare alcun beneficio a tutti quei cittadini-utenti che ci devono convivere in maniera permanente.

Un po’ come accaduto negli anni scorsi, un altro aspetto del bilancio che colpisce in maniera non propriamente positiva è il fatto che la società abbia ancora passività per quasi 40 milioni di euro: nonostante tra queste si sia registrata una diminuzione di 4.439.848 euro della componente consolidata, non appare fuori luogo chiedersi se che da qui alla fine della concessione (31 maggio 2029) queste possano essere completamente sanate oppure no.

Infine un altro dato che in più occasioni ha suscitato perplessità, sia da parte del Comitato Acqua Pubblica di Arezzo che di qualche amministratore pubblico, è la voce passiva relativa alle cosiddette – e non meglio specificate – “prestazioni professionali”: una spesa che nel 2022 è arrivata a 803.068 euro e che per la stragrande maggioranza dovrebbe ancora comprendere la quota attraverso la quale la società, dal 1999, sta di fatto remunerando soggetti privati detentori di quel know how che, a quanto pare, la componente pubblica non sarebbe nella condizione teorica di apportare.

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