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Spesa locale per gli anziani, previsioni preoccupanti per le aree interne

Un’indagine Irpet sugli effetti della crisi demografica evidenzia gravi difficoltà destinate ad acuirsi

L’incremento della quota di popolazione over 65 nei prossimi 25 anni supererà il 10% in tutte le aree del Paese. Lo dice l’Istat nel proprio report sulle previsioni demografiche, che è stato analizzato dall’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana (Irpet) in una nota di lavoro dedicata alla spesa dei Comuni.

Uno degli elementi esaminati nel documento riguarda le azioni che gli enti municipali realizzano in ambito sociale a favore degli anziani, come indennità, sgravi per le cure mediche, sostegno al reddito, rimborso per chi si prende cura dei non autosufficienti, spese per strutture residenziali e organizzazioni che supportano assistenza, mobilità e integrazione sociale degli anziani.

Voci che, con l’invecchiamento inesorabile della popolazione, andranno ad incidere sempre di più, costringendo gli enti ad individuare risorse aggiuntive. Un compito molto difficile alla luce delle condizioni in cui si trovano gli stessi enti, “impoveriti – scrive Irpet – da anni di rigore, di tagli ai trasferimenti e di pandemia”, nonché sulla base delle “caratteristiche dei territori e delle loro popolazioni, con cittadini economicamente sempre più diseguali e con un numero sempre crescente di poveri bisognosi di servizi sociali”.

A fare maggiormente le spese di queste dinamiche risultano essere le aree periferiche, “dove enti più piccoli e con risorse già inadeguate” potrebbero in futuro vedere aumentare la fuga di popolazione in età lavorativa, “a meno che non intervengano fattori che attivino una maggiore attrattività” di tali territori.

Irpet evidenzia che anche in Toscana “la spesa destinata agli anziani non è correlata con la quota di persone in età superiore a 65 anni presenti sul territorio”.  Al contrario sono “proprio gli enti con bassi livelli di spesa a mostrare la quota più alta di persone in età matura”. Questa contraddizione va a discapito in modo particolare delle aree interne, come la Valtiberina, e di quelle del sud della regione. Territori che in futuro “si troveranno in condizioni ancora più critiche”, scrive l’Istituto regionale, che tuttavia esprime preoccupazione anche per le dinamiche che andranno a interessare le città.

Di fronte a tale scenario, Irpet individua la necessità di “arginare la crisi demografica”. La nota di lavoro indirizza a questo scopo verso “un approccio integrato che associ politiche per la natalità, tese a evitare che la crisi demografica si autoalimenti con un numero sempre minore di donne in età fertile, con politiche per il lavoro, mirate ad aumentare i tassi di occupazione ancora troppo bassi nei confronti internazionali, e politiche migratorie, orientate ad attrarre il maggior numero di immigrati”.

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