A Sansepolcro, in seguito all’aggressione di un fascista, le autorità del regime ordinano di anticipare il coprifuoco alle ore 18. Significa che bisognerà stare chiusi in casa da quell’ora fino all’alba del giorno dopo. La popolazione non ne può più. L’imposizione infierisce su gente già prostrata dai sacrifici provocati dalla guerra. Ormai sta montando una chiara ostilità contro il conflitto e contro il regime fascista che l’ha voluto.
L’ordine del coprifuoco provoca una spontanea manifestazione di protesta, con un corteo che poi si scioglie pacificamente. A sera scende fortuitamente in città un corposo nucleo di partigiani, per lo più di Sansepolcro, appartenenti alla banda insediatasi sull’Alpe della Luna. Ne è stato promotore il giovane Eduino Francini. I partigiani approfittano dell’occasione per effettuare un’azione dimostrativa. Occupano il pubblico telefono, s’appropriano di un autobus e scorrazzano per la città. In piazza, però, li attendono i fascisti con le mitragliatrici puntate. Hanno ricevuto rinforzi da Città di Castello. La prontezza dell’autista dell’autobus, Luigi Baschetti, permette di evitare uno scontro che sarebbe stato sanguinoso. I partigiani riescono a fuggire. Nel corso della notte, militi fascisti effettuano perquisizioni e interrogatori, in un clima di violenza che porta alla morte del contadino Silvio Lancisi.
L’eco della spontanea sollevazione popolare è tale che ne danno notizia anche stazioni radio di Londra e Mosca.
Per approfondire: Resistenza a Sansepolcro e sull’Alpe della Luna.