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Rifiuti, i comuni approvano il nuovo PEF con i rincari che ricadranno sulla Tari

Si spacca l’Assemblea dell’ATO Toscana Sud: per la Valtiberina Sansepolcro e Pieve votano contro, mentre Anghiari a favore

Questa volta, dopo che nella precedente seduta era stato rinviato il punto, l’Assemblea dell’ATO Toscana Sud ha approvato il Piano Economico Finanziario (PEF) 2024. Considerati i precedenti, ciò non è certamente da recepire come un dato scontato: gli incrementi dei corrispettivi, mediamente maggiorati del 5,2% rispetto a quelli dello scorso anno, avevano infatti acceso un intenso dibattito sul sistema che determina la definizione degli importi. In particolare le critiche mosse da alcuni comuni, in testa a tutti Siena, avevano sottolineato quanto per un’amministrazione sia arduo capire e verificare, con pochissimo tempo a disposizione, quali siano effettivamente i meccanismi che agiscono sui costi della gestione e dello smaltimento dei rifiuti. Dal PEF si evince che gli aumenti sarebbero, ancora una volta, imputabili principalmente a quest’ultima voce di spesa e al nuovo metodo tariffario imposto, a livello nazionale, da Arera.

Anche nell’ultima seduta del 19 aprile, esattamente due mesi dopo la precedente riunione, la discussione si è soffermata su questi aspetti, trattati e dibattuti non soltanto con l’approvazione definitiva del documento, ma anche in seno a due emendamenti che proponevano rispettivamente di richiedere contributi regionali per i comuni virtuosi (quelli con oltre il 70% di raccolta differenziata) e di correggere il metodo Arera: il primo, presentato dal Comune di Capolona, è stato approvato, mentre il secondo, proposto dall’Isola del Giglio, è stato bocciato.

Proprio sul secondo emendamento si è peraltro aperta una frattura non soltanto tra i comuni dell’Assemblea, ma anche tra quelli amministrati dal centro-destra, visto che la stragrande maggioranza di questi ha votato a favore ma poi Arezzo, astenendosi, ha con il suo peso impedito alla proposta di essere approvata. Più o meno la stessa cosa si è verificata durante la votazione dell’intero PEF, quando Arezzo, assieme ad alcuni altri comuni di centro-destra, ha espresso un voto diverso da molti altri guidati dalla stessa parte politica. Ciò è accaduto sia a livello di macro-area, ma anche nei vari territori, come in quello aretino e in quello valtiberino. Proprio nel comprensorio tiberino, dove si registrano aumenti ovunque tranne che a Monterchi, i comuni di Sansepolcro (+5,9%) e Pieve Santo Stefano (+4,9%) hanno votato contro il PEF, mentre quello di Anghiari (+3%) si è espresso favorevolmente. Un dato, anche in questo caso, politicamente non del tutto secondario, se si considera che le tre le amministrazioni citate sono tutte di centro-destra. D’altro canto tale disallineamento può forse essere interpretato come la riprova che quando si parla di Tari e più in generale di tutelare i propri cittadini, le ponderazioni politiche non possono non comprendere ulteriori variabili: in certe circostanze è pertanto piuttosto comprensibile che ogni amministratore si trovi a ragionare anche sulla concretezza dei dati del proprio Comune, oltre che su presupposti partitici.

Ad ogni modo, negli ultimi anni l’approvazione del PEF è diventata una vera e propria grana: all’interno di un meccanismo generale, quello di Arera, caratterizzato da disposizioni rigide e al cospetto dei crescenti costi di smaltimento, i comuni hanno margini decisionali sempre più esigui. Tale consapevolezza ha, del resto, contribuito a creare una situazione piuttosto tesa anche in Umbria, dove nei giorni scorsi ben 75 sindaci hanno congiuntamente scritto al Governo per denunciare il proprio forzato stato di passività di fronte agli incondizionati aumenti dei corrispettivi, quindi delle tariffe.

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