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Tragedia di San Giustino: i familiari delle vittime si costituiscono parte civile

Questa la notizia saliente al termine dell’udienza preliminare sul conto dei due funzionari comunali. Si tornerà in tribunale il 4 giugno

Il luogo del tragico incidente del 3 dicembre 2022

Dall’udienza preliminare sul tragico incidente del 3 dicembre 2022 a San Giustino, tenutasi martedì 7 maggio al Tribunale di Perugia, la notizia saliente che è uscita riguarda la decisione del gup, dottoressa Natalia Giubilei, di ammettere a processo i familiari delle quattro vittime, dal momento che si sono costituiti parte civile. In ordine a eventuali risarcimenti, i parenti dei tre che erano passeggeri a bordo della Fiat Punto hanno chiesto che vengano citate in causa la compagnia con la quale era assicurata la vettura e l’amministrazione comunale di San Giustino, in quanto responsabili civili nel caso si arrivasse alla condanna. La nuova udienza è prevista per martedì 4 giugno.

Come ricordato, sul banco degli imputati ci sono due funzionari del Comune di San Giustino (uno di essi è ora in pensione); in base alla Procura di Perugia, i due non avrebbero provveduto alla “ricostruzione della idonea barriera stradale”, rimossa a seguito del precedente sinistro avvenuto nell’aprile del 2018, “quale necessario dispositivo di sicurezza a protezione della pila del ponte”. In altre parole – la tesi è quella del pm Paola Britti – la presenza delle barriere di sicurezza, quindi il riposizionamento del guard-rail divelto, avrebbe potuto evitare lo schianto contro la pila del ponte. Schianto costato la vita a Natasha Baldacci, Gabriele Marghi e Nico Dolfi, tutti di 22 anni e residenti a Città di Castello e poi Luana Ballini, 17enne di Monte Santa Maria Tiberina.

E davanti al gup Giubilei, i difensori degli imputati hanno chiesto di depositare una nuova perizia di parte per controbattere quella disposta dalla Procura di Perugia. Le domande di risarcimento si prevedono milionarie e il Comune di San Giustino è stato coinvolto in quanto datore di lavoro dei due funzionari. Il prefetto aveva ordinato di rimettere il guard-rail danneggiato sei anni fa, a spese dell’automobilista che lo aveva urtato, ma l’amministrazione è stata ritenuta responsabile di non aver vigilato sul ripristino della barriera. Dall’altra parte, tuttavia, c’è un codice della strada che – come già più volte ripetuto – non ne prevede l’obbligatorietà all’interno dei centri urbani, laddove vige il limite dei 50 chilometri orari: è questo l’aspetto che può avallare il comportamento dei due dipendenti, oltre all’esatta velocità alla quale procedeva la Punto.

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