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“Oggi, 80 anni fa”: la fucilazione di Venanzio Gabriotti

È condotto di primo mattino sul greto del torrente Scatorbia; il plotone di esecuzione è composto da fascisti tra i 20 e i 23 anni di età

Venanzio Gabriotti e la sua camicia crivellata di colpi

Venanzio Gabriotti è arrestato il 5 maggio. I fascisti hanno spiato le sue mosse per coordinare le bande partigiane tra Pietralunga e Morra. Del resto è notoria la sua ostilità al regime e all’occupazione tedesca. Né lui fa molto per dissimularla. Quel coraggio che gli ha meritato quattro medaglie al valore nella Grande Guerra sfocia spesso nella spregiudicatezza. Sottoposto a interrogatorio, Gabriotti ammette di aver incontrato Stelio Pierangeli, comandante della Brigata San Faustino. Giustifica il colloquio con l’intento di consegnargli una lettera della famiglia, che gli chiedeva di desistere dalla lotta partigiana.

Ma l’incauta ammissione gli è fatale. Ormai i tedeschi hanno preso in mano la situazione: il solo fatto di aver incontrato un “ribelle” e di non averlo denunciato è punito con la pena capitale. Inutilmente il vescovo Filippo Maria Cipriani chiede clemenza. Di primo mattino, il 9 maggio, Gabriotti è condotto sul greto del torrente Scatorbia, presso il cimitero. Il plotone di esecuzione è composto da fascisti, tutti forestieri, di età dai 20 ai 23 anni. A comandarlo è un ufficiale tedesco.

Nel 1947 la salma di Gabriotti sarà tumulata nella cappella dei Martiri della Libertà del cimitero; intorno al suo sepolcro, le tombe di altri giovani caduti per combattere il nazi-fascismo. Sono Aldo Bologni, Giuseppe Bacinelli, Adolfo Bartolini, Candido Bellucci, Sante Calagreti, Dario e Giulio Guerrini, Alberto Marcellini, Luigi Martinelli, Mario Moscatelli, Gualtiero Perugini, Genesio Polidori e il “Polacchino”.

Per approfondire: Storia tifernate. La fucilazione di Venanzio Gabriotti.

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