Quattro Comuni al voto, per un totale di 7 candidati sindaci e di 69 candidati consiglieri. Questa la situazione relativa alla Valtiberina Toscana in vista della consultazione programmata per l’8 e il 9 giugno prossimi. Se Badia Tedalda ritrova la sfida a due (Alberto Santucci era solo nel 2019), Sestino va anche stavolta alle urne con un candidato unico, che è sempre il sindaco uscente Franco Dori.
Un caso che assume i contorni del clamoroso; già fece notizia cinque anni addietro il fatto che a concorrere fosse lo sfidante (Dori, appunto) e non il sindaco in carica, al contrario di ciò che normalmente avviene in circostanze del genere. Se però nessun altro si ripresenta per due legislature di seguito, dopo che vi sono stati cinque anni di tempo a disposizione fra l’una e l’altra, vuole dire che qualcosa non funziona, o che forse non funziona più. Riteniamo che sul versante politico del centrosinistra qualcuno ci abbia potuto provare, sentendosi magari rispondere “picche”; evidentemente, è giunto il momento di un’attenta riflessione per capire cosa (e chi) bisogna cambiare.
Sta di fatto che Franco Dori sarà di nuovo in lizza da solo e che avrà per vero avversario il quorum: se almeno il 40% degli aventi diritto si recherà a votare, Dori verrà confermato alla guida di una Sestino nella quale mancherà comunque un minimo di confronto democratico (salvo che non sorgano contrasti interni alla maggioranza) e che partirà già adesso con la certezza di avere un consiglio comunale ridotto. Sono infatti 9 i candidati a supporto di Dori. Non è stato proprio possibile trovare il decimo? Questa la domanda spontanea che tutti si porrebbero, alla quale darebbero una risposta chiara coloro che sostengono la necessità del Comune unico della Valtiberina. E di fronte a situazioni come quelle di Sestino, non si può certo dare loro torto.
Sarà regolarmente sfida a due negli altri tre Comuni; dicevamo in apertura di Badia Tedalda, dove Alberto Santucci insegue la quinta elezione a primo cittadino, essendolo già stato dal 1999 al 2009, poi vice di Fabrizio Giovannini dal 2009 al 2014 e ancora sindaco in carica dal 2014. A tentare di sconfiggerlo proverà Telio Barbieri, badiale adottivo e figura scelta da coloro che contrastano l’ipotesi di una presenza ritenuta eccessiva di pale eoliche sui crinali dell’Appennino. Quanto basta per accendere l’interesse sull’esito finale.
Da Badia Tedalda a Pieve Santo Stefano, dove Claudio Marcelli ha apportato una sola variazione alla squadra vincente del 2019, che si ripresenta fiduciosa al voto in quanto convinta del suo buon operato anche con in mezzo l’imprevisto della pandemia. Dall’altra parte, però, c’è chi intravede segnali di declino per il paese e allora decide di scendere in campo: è Christian Bergamaschi, il segretario del Pd locale che si misura contro Marcelli, confermando anche lui persone presenti sugli scranni consiliari di minoranza, vedi in primis Giacomo Benedetti, candidato sindaco nel 2019. Scendono da 12 a 10 i consiglieri comunali di Pieve Santo Stefano, così come scendono da 3 a 2 gli aspiranti sindaci: Guido Galletti, intenzionato a creare un’aggregazione civica sul versante del centrosinistra ma stoppato da chi invece voleva dare una veste più politica allo schieramento, ha deciso di chiamarsi fuori.
Infine Monterchi. Il Comune della Valcerfone conferma i due gruppi già presenti: da una parte, quello che sostiene Alfredo Romanelli, in corsa per il terzo mandato di fila; dall’altra quello che sta in minoranza e che ha cambiato il candidato sindaco, con il capogruppo consiliare Massimo Bruschi al posto di Lorenzo Minozzi. Non sarà facile nemmeno per lo sfidante di Monterchi, dove si sta cercando di stringere i tempi una volta per tutte al fine di dare una collocazione definitiva alla Madonna del Parto. Che sarà sicuramente oggetto di programma elettorale.