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“Oggi, 80 anni fa”: la liberazione di Città di Castello

Gli Alleati nominano sindaco l’avvocato Luigi Pillitu, appare improba l’opera di assistenza e di ricostruzione che dovrà affrontare

Foto Imperial War Museum

La mattina del 22 luglio i carri armati britannici discendono dalle colline orientali tifernati costeggiando il cimitero. Alle 9.30 raggiungono piazza Garibaldi. Poi il maggiore J. W. Brooke si insedia nel Comune e affigge sul portone l’avviso di occupazione da parte degli Alleati. La battaglia per la liberazione della città si è risolta favorevolmente per gli Alleati in virtù di un’audace mossa tattica. I loro carri armati hanno infatti risalito il difficile crinale lungo la valle del Soara, sorprendendo i tedeschi e sbaragliandone le difese.

I tifernati rimasti in città hanno atteso frementi la liberazione. Gli ultimi reparti germanici, prima di evacuare la città, hanno completato l’opera di distruzione, demolendo il ponte sul Tevere, la stazione ferroviaria, Porta Santa Maria e alcune case a ridosso di Porta San Florido. Inoltre hanno ridotto in macerie 52 ponti nel territorio comunale.

La popolazione sfollata nelle campagne comincia a tornare nelle proprie case in mezzo a tante difficoltà. Gli Alleati nominano sindaco l’avvocato Luigi Pillitu. L’opera di assistenza e di ricostruzione che dovrà affrontare appare improba.

Più a ovest, gli anglo-indiani raggiungono Lippiano. Giungono notizie terribili dal territorio ancora sotto il controllo tedesco. A Tavolicci e Campo del Fabbro, presso Verghereto, i nazi-fascisti compiono un efferato eccidio: muoiono 64 civili, di cui 19 bambini sotto i 10 anni di età. Nella Valtiberina toscana la Resistenza è ancora attiva: nella zona di Caprese Michelangelo i partigiani slavi si scontrano contro i tedeschi in rastrellamento.

Per approfondire: Storia tifernate. La liberazione di Città di Castello.

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