Da tempo il termovalorizzatore di San Zeno è interessato da un progetto che, passando dalle attuali 45.000 tonnellate alle 75.000 previste, porterà quasi a raddoppiare la sua capacità di smaltimento dei rifiuti. Mentre i lavori sono ancora in corso d’opera (questi dovrebbero essere ultimati a fine anno), si è in questi giorni riaperto il dibattito sull’impianto aretino, dato che Aisa – ovvero la società a cui ne è affidata la gestione, controllata per l’84,91% dal Comune di Arezzo – ha provveduto ad effettuare la richiesta, presso la Regione Toscana, per mantenere in funzione l’attuale linea di smaltimento da 45.000 tonnellate anche dopo che sarà operativa la nuova.
In questo modo, a partire dal 2025, San Zeno estenderà la sua capacità di smaltimento da 45.000 a 120.000 tonnellate, seppur la vecchia linea, a dire di Aisa, sarà utilizzata soltanto per trattare gli scarti della raccolta differenziata e non per incenerire altri rifiuti. In merito a ciò la società, tramite il suo presidente Giacomo Chierici, ha spiegato che questa soluzione consentirà di produrre più energia elettrica e di lavorare una frazione di rifiuto che altrimenti, come accade ora, dovrà continuare ad essere trasferita altrove. In altre parole non si tratterebbe di un ulteriore aumento, ma di un’opportunità in più che, tra l’altro, garantirà così la presenza di una linea di riserva in caso di danneggiamento di quella nuova da 75.000 tonnellate. Infine, sempre secondo Chierici, la non dismissione del vecchio impianto potrà nell’immediato far risparmiare circa 2 milioni di euro che altrimenti sarebbero necessari per la sua demolizione.
Non tutti però sembrano condividere questa strategia: il M5S di Arezzo non ha tardato ad evidenziare pubblicamente come il mantenimento della prima linea sia un espediente per passare da un quasi raddoppio, ad una quasi triplicazione dell’inceneritore. La scelta, per il gruppo politico aretino, non sarebbe conforme né all’obiettivo di aumentare la raccolta differenziata, né a quello di ridurre la mole di rifiuti prodotti: infatti se in provincia di Arezzo si riuscisse, come prestabilito, a ridurre di un quinto la totalità dei rifiuti prodotti e ad alzare il livello della raccolta differenziata dall’attuale 55% a quello minimo previsto del 65%, di fatto dovrebbe essere ridiscussa la stessa esigenza di ampliare l’impianto di San Zeno. In effetti, affidandosi all’imparzialità dei numeri, questa considerazione sembra avere senso anche inglobando nel ragionamento la chiusura della discarica di Podere Rota; semmai l’unico elemento da considerare è che il modello di gestione dei rifiuti del macro ambito della Toscana meridionale impone di definire i flussi di smaltimento tenendo in considerazione non soltanto la provincia di Arezzo, ma anche quelle di Siena e Grosseto. In ragione di ciò l’analisi andrebbe estesa a tutto il territorio dell’Ato, anche se, osservando i numeri degli altri impianti e i complessivi margini di miglioramento in termini di RD e riduzione dei rifiuti esterni al territorio aretino, probabilmente l’esito della riflessione non cambierebbe di molto.
Oltre a questa voce critica è da segnalare anche l’intervento di Alessandro Meucci, ovvero il portavoce della lista per le frazioni Con Arezzo, il quale ha messo in luce quelle che saranno le conseguenze per gli abitanti della zona, i quali peraltro da qualche settimana, sostanziamene da quando è iniziata l’estate, sono – come accade già da almeno un paio d’anni – alle prese con il problema del cattivo odore.
Al di là di tutto ciò, nei giorni scorsi Aisa ha inviato alla Regione la richiesta per ottenere il PAUR, ovvero Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale che darà un effettivo responso circa la possibilità di tenere attiva la prima linea anche quando sarà in funzione la seconda: da un punto di vista procedurale, quindi, a breve la Regione pubblicherà nel suo sito l’avviso relativo al procedimento, dopodiché ci saranno 30 giorni in cui chiunque potrà presentare eventuali osservazioni.
Seppur molto discusso, al netto degli eventuali risvolti negativi che il progetto potrebbe generare, è indubbio che lavorare su 140.000 tonnellate anziché su 75.000 porterà nelle casse di Aisa maggiori entrate: come riferito dal presidente Chierici, molti vantaggi economici e ambientali, compresi quelli associabili alla superiore produzione di energia elettrica, ricadranno anche sui cittadini. E in effetti lo schema studiato dovrebbe proprio portare a ciò, anche se sarebbe opportuno puntualizzare che all’interno dell’ampia categoria di “cittadini” potranno ottenere ricadute positive soltanto gli abitanti di Arezzo, ovvero quelli del Comune che detiene la stragrande maggioranza di quote Aisa. Per tutti gli altri invece – compresi quelli della Valtiberina i quali per contiguità potrebbero teoricamente rivolgersi agli impianti dell’Umbria settentrionale – non cambierà nulla, visto che il costo di smaltimento dei rifiuti dovrà continuare ad essere riconosciuto a favore dei soggetti che lo effettuano, esattamente come avviene oggi. Sotto questo aspetto, gli eventuali benefici originati dal potenziamento di un impianto come San Zeno sarebbero potuti ricadere equamente su tutti i cittadini dell’Ato Toscana Sud soltanto se si fosse provveduto ad includere il segmento dello smaltimento all’interno del più ampio modello di gestione dei rifiuti, così da eliminare differenze e disparità (oltre che possibili conflitti d’interessi) tra chi richiede questo servizio e chi lo offre.