Tra i vari riconoscimenti assegnati nel corso del lungo weekend del 40° Premio Pieve vi è anche il Premio Tutino Giornalista, nato con l’obiettivo di commemorare la figura del fondatore dell’Archivio dei Diari e offrire un omaggio simbolico, oltre che uno spazio di celebrazione, a quegli interpreti del giornalismo che ogni giorno onorano la professione che Tutino ha più amato. Quest’anno, a trent’anni dalla loro scomparsa, il premio è stato attribuito alla memoria della giornalista Rai Ilaria Alpi e all’operatore Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994.
Moderato da Alessandro Triulzi, l’evento di assegnazione del premio ha visto la partecipazione del senatore Walter Verini, che ha dedicato anni alle indagini parlamentari sul caso, e di Francesco Cavalli, giornalista e anima del Premio Ilaria Alpi, per anni uno dei più importanti riconoscimenti assegnati in Italia in ambito giornalistico. Ad arricchire l’evento, i contributi in videocollegamento dello scrittore e autore Hassan Ahmed e del giornalista Maurizio Mannoni, collega di Ilaria Alpi ai tempi del Tg3.
La cerimonia ha rappresentato un’importante occasione per riflettere sulle circostanze che hanno portato alla morte di Ilaria e Miran, che si trovavano in Somalia per seguire il ritiro delle truppe statunitensi e indagare su un presunto traffico internazionale di armi e rifiuti tossici. Nonostante siano trascorsi trent’anni, la nebbia che avvolge il loro omicidio continua a sollevare interrogativi. “Una nebbia fatta di depistaggi, ritardi nelle indagini, coinvolgimento di innocenti – spiegano gli organizzatori – È in corso una lunga e controversa vicenda giudiziaria, per questo ancora oggi la battaglia e l’impegno sono quelli per dare nuovo impulso alle indagini su cause e depistaggi del duplice omicidio”.
Ad ogni modo, ricorda ancora lo staff del Premio Pieve, “Dietro al loro sacrificio si staglia un esempio altissimo di vocazione giornalistica, animato da valori e da una passione che dobbiamo continuare a raccontare alle nuove generazioni”. Un meritato riconoscimento, dunque, ma anche e soprattutto un impulso a mantenere viva la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per il diritto all’informazione.