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Rifiuti, ecco perché il potenziamento di San Zeno avrà conseguenze anche in Valtiberina

I costi fissi di un impianto sovradimensionato dovranno comunque essere riconosciuti, a prescindere al suo utilizzo. A questi si dovranno poi aggiungere quelli relativi al trattamento dei rifiuti differenziati

Nei giorni scorsi è stata affrontata la questione del potenziamento del termovalorizzatore di San Zeno, visto che con il progetto che è stato messo a punto per mantenere attiva l’attuale linea di smaltimento da 45.000 tonnellate all’anno, in futuro la capacità complessiva di incenerimento passerà da questo valore a 120.000 tonnellate. Provando ad interpretare il pensiero dei cittadini della Valtiberina, viene dunque da chiedersi se tale vicenda potrà generare risvolti concreti anche per questi oppure no. Ebbene, la risposta a questa domanda non può che essere affermativa. Ecco perché.

I termovalorizzatori sono impianti il cui funzionamento richiede sempre costi fissi che, essendo tali, non variano a seconda di quanto questi siano realmente utilizzati: ne consegue che se a San Zeno si bruciano 120.000 tonnellate all’anno, oppure la metà, i costi, quindi la componente che gli utenti dovranno indirettamente pagare con la Tari, non cambiano. Addirittura in tali casi il gestore avrà meno entrate a causa di una minore produzione di energia elettrica e, di conseguenza, gli importi richiesti per lo smaltimento tenderanno a salire.

Qualora i cittadini diventassero più coscienziosi e riuscissero ad aumentare la percentuale di raccolta differenziata, si troverebbero a pagare i costi fissi di un impianto sovradimensionato e, oltre a questi, quelli per il trattamento delle componenti differenziate da trattare a sé. Purtroppo, infatti, queste ultime non riescono, nell’area di gestione Sei Toscana, ad essere valorizzate e di conseguenza, per i cittadini, sono più un aggravio che altro.

I costi di smaltimento sono, del resto, quelli che incidono di più e in misura sempre più crescente sulla Tari: questo è facilmente rilevabile esaminando i PEF che ogni comune dell’area Ato – Toscana Sud deve annualmente riconoscere, tramite Sei Toscana, alle società che gestiscono gli impianti di smaltimento. Come già spiegato in precedenza, queste definiscono le tariffe di smaltimento attraverso assemblee dell’Ato in cui i comuni che sono loro soci, forti anche delle rispettive quote di rappresentanza nell’assise, riescono sistematicamente a far approvare gli aumenti che faranno tornare i loro bilanci comprensivi di utili più o meno cospicui.

Alla luce di tutto ciò, sarebbe dunque importante investire su sistemi di smaltimento che, in un’ottica futura, possano non vincolare a rinunciare all’assunto di fondo che differenziando o producendo meno rifiuti si potrebbe risparmiare. Purtroppo, invece, avendo come principale canale di smaltimento San Zeno, anche gli abitanti della Valtiberina rischiano di trovarsi imbrigliati in un meccanismo che sarà inevitabilmente caratterizzato dalle criticità e dai paradossi sopra enucleati.

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