No, l’elettrico non è l’unica risposta alle esigenze dell’ambiente per quanto riguarda la mobilità nel continente europeo. La rivoluzione che forse vedrà archiviare i motori a scoppio sarà sicuramente molto più lunga delle previsioni dell’Unione Europea, e anche per questo non sarà possibile attendere il giorno che le emissioni saranno vicine allo zero. Esistono già tecnologie che possono accompagnare questo cambiamento riducendo l’inquinamento oppure – e non è solo opinione di chi scrive – essere parte integrante del percorso. Anche con questo scopo, e con l’aiuto di importanti aziende del territorio valtiberino, abbiamo allestito quattro viaggi destinati a cercare di fare il punto della situazione in Europa. Parte di questi itinerari sono stati volutamente sovrapponibili a quelli percorsi con auto elettriche con destinazione le tappe della Bridgestone FIA Ecorally Cup, e grazie a ciò abbiamo potuto confrontare consumi e tempi di percorrenza tra auto completamente elettriche e la nostra alimentata a biometano. Al tema del raffronto tra i consumi dedicheremo un articolo a parte.
Venticinquemila chilometri suddivisi in quattro viaggi tutti partiti da Sansepolcro, che hanno raggiunto quattro punti estremi dell’Europa per poi fare ritorno in Italia ogni volta percorrendo un diverso itinerario. Si è scelto di utilizzare un’automobile normale disponibile sul mercato e non un veicolo appositamente predisposto per un viaggio del genere. L’obiettivo era quello di ricreare un’esperienza il più simile possibile ad un viaggio reale. Nell’estate 2022 la destinazione è stata Capo Nord, mentre tra l’estate e l’autunno 2023 i luoghi raggiunti sono stati Lisbona, la città estone di Narva e Istanbul. Lo scopo principale dei Bio CNG European Tour era fare il punto della situazione relativamente alla diffusione del biometano in Europa e alla presenza di infrastrutture non solo di produzione ma anche per il rifornimento, pur ricordando che i quasi cinquemila distributori di metano da fonte fossile possono essere tutti potenzialmente punti di rifornimento di biometano.
Partendo dai numeri finali per poi approfondire alcuni aspetti dei viaggi va subito detto che quasi il 70% del viaggio è stato fatto usando biometano, circa il 24% metano tradizionale e appena il 6% con benzina. In Paesi come Germania, Francia, Danimarca e nella penisola scandinava la produzione, distribuzione e utilizzo di biometano si avvicina al 100% del gas naturale destinato all’autotrasporto. Finlandia e Francia permettono all’utente di scegliere tra metano da fonte fossile e quello prodotto da rifiuti, scarti alimentari e residui organici spesso non lontano dal punto di erogazione. La scelta è etica, dato che se si guarda solo l’aspetto economico, in tempi normali, il metano tradizionale ha solitamente un costo inferiore.
Probabilmente nella vita di tutti i giorni ad una famiglia non capita di raggiungere località così lontane con un’automobile, ma per quanto riguarda il trasporto pesante l’attraversamento dell’Europa, anche lungo le rotte da noi percorse, è un’opzione quotidiana. Il Bio CNG European Tour è quindi servito a monitorare una situazione che è in forte sviluppo, dato che soprattutto veicoli come i camion o gli autobus destinati a lunghe percorrenze difficilmente viaggiano in modalità elettrica, preferendo carburanti come il biometano, solitamente in versione liquefatta meglio nota come LNG. Proprio per questo una rete di punti strategici di rifornimento di LNG derivato da biometano o metano sta crescendo in tutta Europa, comprese le penisole iberica e balcanica. A tal proposito è interessante il percorso intrapreso dai tre Paesi baltici, desiderosi sia di cessare la propria dipendenza dal gas russo che da quello europeo. In Lituania, Lettonia ed Estonia cresce il biometano locale e l’obiettivo delle tre nazioni è raggiungere un’autosufficienza ritenuta possibile in un territorio con meno di sei milioni di cittadini.
Un altro tema spesso al centro dell’attenzione negli ultimi due anni è stato quello del prezzo. Il costo del biometano non dipende dai capricci del mercato dovuti alle forniture estere e non è un caso che nei Paesi con importanti produzioni, come la Germania, il prezzo del gas naturale per l’autotrasporto è rimasto contenuto anche durante il 2022. Quando in gran parte d’Europa i prezzi toccavano i due o tre euro a chilogrammo, in Germania il prezzo non superava 1,20 euro nella maggior parte delle stazioni di rifornimento.
Biometano in Italia e prospettive nel territorio valtiberino
L’Italia è una nazione con ampie potenzialità per produrre biometano, dato che non mancano di certo realtà legate al mondo dell’agricoltura, dell’allevamento e dell’industria alimentare che abbonderebbero di materia prima per produrre energia. Si stima che il Paese sarebbe in grado di produrre circa un 10% del proprio fabbisogno energetico avvicinandosi ai sei miliardi di metri cubi. Fortunatamente non siamo all’anno zero e, in particolar modo nel Settentrione, già da qualche anno gli impianti che producono biometano e biogas sono in rapida espansione, anche forti di incentivi nazionali ed europei che spingono verso questa fonte inesauribile e tipico esempio di economia circolare.
Ricordiamo che l’Italia importa metano dall’estero anche per produrre energia elettrica. Di fatto il biometano prodotto fornisce energia anche alle colonnine di ricarica per auto elettriche e non solo in modo indiretto, ma in alcuni casi anche direttamente. Ecco uno degli ulteriori motivi per i quali non hanno alcun senso guerre tra il mondo dell’elettrico e del gas naturale, dato che le due cose sono più complementari di quanto possa sembrare.
Nella Valtiberina toscana e nell’Altotevere umbro non mancherebbero le opportunità per pensare ad un punto di lavorazione di biometano. Abbondano le aziende agricole o alimentari, anche di importanti dimensioni, che potrebbero conferire materiali in un biodigestore, così come esiste già chi potrebbe pensare alla distribuzione ed erogazione del prodotto sia immettendolo nei gasdotti presenti, sia per trasportarlo con carri bombolai laddove i metanodotti non arrivano. Ci sono piccolissimi territori in Italia, ad esempio i comuni montani dell’Alto Adige, che con un impianto di produzione di biometano comunale riescono ad assicurare servizi e risparmi ai proprio cittadini. Quelli citati sono impianti che non potevano essere realizzati in una singola azienda, dato che i territori in questione sono popolati solo da piccole realtà imprenditoriali. L’idea è stata quella di mettere assieme gli allevatori, le aziende agricole, le falegnamerie e i rifiuti dei cittadini per permettere anche a piccole comunità di sfruttare il proprio potenziale.
I vantaggi per un territorio come quello valtiberino sarebbero notevoli sia per la possibilità di utilizzare energia per gli edifici pubblici che per rifornire autoveicoli a prezzi più stabili. Produrre biogas localmente sarebbe possibile e non avrebbe particolari controindicazioni per il territorio, neppure per coloro che si troverebbero l’impianto non lontano da casa o dal luogo di lavoro.