Negli anni ‘70 e ‘80 l’area a ovest del centro storico di Sansepolcro ha subito profonde modifiche, tanto che oggi da via Visconti fino al Campo Tevere appare come un continuum urbanizzato. In conseguenza di ciò il paesaggio rurale che per secoli si è identificato con questa zona ha lasciato spazio ad una trama di strade ed edifici che ha superficialmente stravolto il precedente assetto idrografico. Per avere cognizione di ciò è sufficiente mettere in raffronto la foto aerea del 1978 con quella del 1988: se nella prima immagine si vedono ancora, piuttosto nitidamente, i letti dei corsi d’acqua che da sempre, nonostante gli interventi umani, hanno attraversato quest’area, nella seconda una parte di questi sembra essere stata cancellata dall’attività edificatoria.
Tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 è infatti accaduto che molti tratti di quelli che un tempo erano corsi d’acqua a cielo aperto sono stati tombati: questo è avvenuto sia per tutto il vecchio letto del Petreto che attraversava il quartiere delle Forche, sia per buona parte di quello più recente in cui, a cavallo degli anni ‘20 dell’Ottocento, lo stesso torrente fu dirottato.
Nonostante le tombature, le traiettorie che il corso d’acqua seguiva in passato sono ancora oggi visibili, sia dall’alto, da cui è facile mettere a fuoco gli antichi letti attraverso l’orientamento delle strade e l’allineamento degli edifici, sia in loco, dove ancora oggi è possibile scorgere i “corridoi” inedificati sotto i quali passano le condotte.
Nella foto aerea del 2023 sono stati indicati i tratti tombati (in blu) del Petreto: seguendo la linea tracciata si può dunque capire dove oggi scorre, sotterraneamente, il corso d’acqua, fino al punto dove questo, dopo aver attraversato il Campo Tevere, devia verso sud per immettersi nel Tevere.
Il paesaggio di questa parte del territorio di Sansepolcro è dunque cambiato notevolmente negli ultimi 40 anni, anche se, seppur in maniera poco marcata, alcuni segni del passato rimangono ancora oggi visibili. Oltre a questa constatazione c’è però anche altro da considerare, ovvero un aspetto che riguarda la sicurezza idrogeologica delle fasce di territorio adiacenti alle tombature. Secondo la relazione idraulica che il Comune di Sansepolcro ha fatto redigere, nel 2010, in fase di approvazione del Piano Strutturale, la zona attorno all’Infernaccio (idronimo in tal caso utilizzato al posto di Petreto) presenterebbe un rischio di esondazione piuttosto elevato: ciò viene argomentato tecnicamente attraverso le stime delle piene che con una cadenza media di 20, 30 e 200 anni potrebbero interessare il corso d’acqua (tali fenomeni sono stati, peraltro, registrati anche da carte storiche, come quella del 1634 di cui si è parlato in un altro articolo). A seconda dei cosiddetti tempi di ritorno la portata del Petreto potrebbe ancora oggi ingrossarsi fino ad arrivare ad un massimo di 16,65 mc al secondo, ovvero al valore che è stato stimato per gli eventi alluvionali di frequenza duecentennale. Di fronte ad un volume d’acqua così ingente le condotte in cui oggi scorre il torrente potrebbero assorbire soltanto 2,59 mc al secondo; risulta pertanto evidente che se dovesse verificarsi un evento di questa entità, buona parte dell’acqua esonderebbe e andrebbe a riversarsi nell’area del cimitero e degli edifici circostanti. I relativi effetti sull’abitato sarebbero tra l’altro aggravati dal fatto che il Petreto ha un letto pensile (quindi posto ad un’altezza superiore rispetto al terreno circostante) fino al cimitero urbano, dopodiché il piano di scorrimento si abbassa considerevolmente per essere tombato.
Dato che ormai risulta piuttosto complicato intervenire a valle, cioè dopo l’inizio della condotta sotterranea, per ridurre il rischio di esondazione la relazione idraulica suggerisce di realizzare un sistema di laminazione delle piene a monte, quindi nella zona di Villa Serena: in questa sezione del torrente potrebbe infatti essere opportuno, ad esempio, creare un piccolo invaso artificiale che in caso di piena possa rallentare il deflusso dell’acqua: in sostanza si tratterebbe di mettere in atto una soluzione simile a quella già adottata per il il fosso della Castora, l’altro corso d’acqua che si origina in prossimità dell’omonimo edificio (lungo la strada di Montevicchi) e che poi si immette nel Petreto poco prima del cimitero. Tra gli anni ‘60 e ‘70, lungo questo corso d’acqua è stato progettato e realizzato un invaso artificiale – conosciuto, per la sua vicinanza alla ex-Casa Buitoni, come il lago di Villa Fatti – che oltre ad avere una funzione di accumulo è in grado di contribuire a laminare eventuali piene. In altre parole, dopo aver modificato drasticamente il profilo idrogeologico dell’area così da poter concentrare su essa una parte dell’espansione urbana cittadina, si dovrà ora intervenire per disinnescare preventivamente il conto che la natura, con i suoi ciclici eventi alluvionali, potrebbe presentarci negli anni a venire.