Lo scorso 26 gennaio, presso il Palazzo dei Congressi di Firenze, è nata ufficialmente la prima multiutility della Toscana. Al cospetto di un notaio, davanti ad una folta platea di giornalisti, è stato infatti sottoscritto l’atto di fusione che, nel sancire l’unione delle precedenti società di gestione dei servizi (Alia, Publiservizi, Consiag e Acqua Toscana), ha generato una nuova holding che opererà nei settori dell’ambiente, del ciclo idrico integrato e dell’energia.
La compagine societaria è al momento costituita dai Comuni di Firenze (37,1%), Prato (18,1%), Pistoia (5,54%), Empoli (3,4%) e altri (35,9%); tuttavia, così come è stato spiegato durante la conferenza stampa, nei prossimi mesi tale assetto muterà, dato che la multiutility si estenderà anche ad altri comuni. Sia i rappresentanti delle quattro società che si sono fuse, sia i sindaci dei principali comuni soci, hanno infatti espresso la volontà di lavorare affinché la società possa avere un raggio d’azione tale da ricoprire l’intero territorio regionale. È proprio per questo motivo che il suddetto atto fondativo è stato recepito con attenzione in tutta la Toscana, quindi anche in provincia di Arezzo e in Valtiberina, dove tra l’altro questa prospettiva è stata discussa e analizzata al convegno sui beni comuni che si è tenuto a Sansepolcro sabato 21 gennaio (“Acqua, rifiuti lavoro: focus prospettico sui beni comuni”).
Su questo possibile allargamento, il presidente di Alia, Nicola Ciolini, è stato particolarmente chiaro ed esplicito, tracciando idealmente un cammino futuro che poi, a partire dal 2024, porterà alla quotazione in borsa. Di fatto quindi la multiutility proporrà in Toscana un modello di gestione dei servizi pubblici simile a quello che è già stato adottato in altre regioni del Nord Italia e che, secondo gli amministratori e i sindaci intervenuti nel corso della presentazione, sarà certamente in grado di rendere i servizi più efficienti, contenere i costi grazie alle economie di scala generabili dalla concentrazione delle aziende (come riferito dal presidente di Publiservizi, Marco Baldassarri), garantire maggiori investimenti, creare nuovi posti di lavoro e mantenere basse le tariffe.
Nel complesso, dunque, il modello della multiutility garantirebbe una gestione virtuosa dei servizi, lasciando il 51% delle quote sotto il diretto controllo dei comuni: su quest’ultimo aspetto hanno manifestato soddisfazione sia il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, che il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Il primo cittadino di Pistoia, Alessandro Tomasi, ha persino parlato della multiutility sottolineando come questa potrà garantire un’azione di difesa contro forme di “colonizzazione” che potrebbero altrimenti arrivare per il tramite di società non toscane.
Voci critiche sul fronte istituzionale e dei movimenti
Se l’intera presentazione è stata scandita da un evidente entusiasmo, non si può dire altrettanto per alcune reazioni che sono prontamente arrivate da alcuni comitati, associazioni ed altri soggetti che da mesi si sono schierati apertamente contro il modello della multiutility. Sul fronte politico ed istituzionale, Elisa Tozzi, consigliera regionale del gruppo “Toscana Domani”, ha sollevato una voce critica sottolineando che il nuovo modello di gestione escluderà i sindaci da qualsiasi prerogativa decisionale, affidando questa funzione unicamente all’amministratore delegato: secondo la Tozzi all’interno della multiutility i comuni potranno dunque soltanto limitarsi ad esercitare un’azione di controllo, senza che peraltro si arrivi a risolvere l’incompatibilità di fondo che intercorre tra l’obiettivo di abbassare le tariffe e quello di distribuire i dividendi ai soci.
Anche il mondo associativo e dei comitati che gravitano attorno al tema della pubblicizzazione dell’acqua ha avuto modo di ribadire la propria posizione critica durante il convegno che si è tenuto sabato mattina nella Sala maggiore del Palazzo comunale di Pistoia (“L’acqua e la sua salvaguardia come bene comune pubblico”): l’iniziativa, organizzata dall’“Associazione Acqua Bene Comune Pistoia – Val di Nievole” con il contributo del “Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua” e la “Fondazione Capit”, ha innanzitutto approfondito il tema della gestione idrica illustrando, tramite Riccardo Petrella (fondatore del “Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale dell’acqua”), Tommaso Fattori (ex consigliere regionale) e Luigi De Magistris (ex sindaco di Napoli), quale potrebbe essere un reale percorso di ripubblicizzazione del sevizio idrico.
Oltre a ciò, gli interventi dei relatori hanno anche sottolineato quanto la soluzione della multiutility sia lontana dall’esito referendario del 2011 e dagli indirizzi espressi dall’Autorità Idrica Toscana. In particolare i lavori sono stati conclusi dalla coordinatrice del “Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua”, Rossella Michelotti, la quale ha sottolineato che gli indirizzi votati nel 2018 e nel 2020 da quello che è, secondo la Legge Regionale 69 del 2011, l’ente regionale preposto a decidere il modello di gestione della risorsa, appunto l’Autorità Idrica Toscana tramite la sua Assemblea, sono stati totalmente ignorati e calpestati dalla volontà di alcuni sindaci.
Di fronte infatti alle delibere che hanno sancito la volontà dei comuni toscani di ripubblicizzare la gestione del servizio idrico riformulandone l’organizzazione in subambiti geograficamente ristretti, il percorso parallelo intrapreso dai comuni di Firenze, Prato e Pistoia rappresenta l’effrazione di un lungo processo democratico: per questo motivo, ricalcando quanto già espresso nel precedente convegno di Sansepolcro, Michelotti ha manifestato l’intenzione di continuare, assieme alle altre associazioni e comitati (tra cui, oltre a quelli sopra descritti, possono essere ricordati il “Comitato Difendiamo la Nostra Salute Prato Sud”, “Fridays for Future”, “Comitato InMezzoAllAutostrada”, “AlterPiana”, “La Libellula Gruppo per l’ambiente – Valle del Serchio”, “La Piana contro le nocività-Presidio Noinc Noaero”, “Comitato Acqua Bene Comune Valdarno”), a battersi contro il progetto della multiutility, a partire da una mozione che è già stata discussa in alcuni consigli comunali, fino alla possibilità di presentare un esposto alla Corte dei conti. In alcuni comuni, come Empoli e Pistoia, è pure iniziato il percorso per promuovere un referendum per l’abrogazione della delibera di fusione, mentre in molti altri il tema della gestione dell’acqua e dei beni comuni sta tornando con forza ad animare il dibattito pubblico e politico.