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Eolico, Santucci: “Serve per rivitalizzare Badia Tedalda”

“Sensibilità diverse, ma ci crediamo”. Le critiche: “Il territorio sembrerà un centro industriale”

Due aerogeneratori (Storyblocks)

I progetti per l’installazione di pale eoliche nel territorio di Badia Tedalda continuano a suscitare acceso dibattito. Nelle scorse settimane sono arrivate prese di posizione molto critiche da parte di Italia Nostra, che ha parlato di “ecomostro”, e del Comitato Appennino Sostenibile, secondo cui “il territorio della Valtiberina e della Valmarecchia assumerà un aspetto da centro industriale”.

Il progetto allo stadio più avanzato è quello denominato Badia del Vento, che prevede l’installazione di sette pale nella zona di Rofelle, lungo il crinale che comprende Poggio Val d’Abeto, Monte Loggio e Monte Faggiola. La Regione Toscana, chiamata a dare o meno il via libera, ha di recente chiesto alla ditta proponente una serie di chiarimenti ed integrazioni: “Questo è nella prassi – ha commentato in merito il sindaco di Badia Tedalda Alberto Santucci – come è nell’ordine delle cose che si costituiscano comitati contrari nelle zone confinanti. È un tema su cui ci sono sensibilità diverse e anche all’interno del consiglio comunale non ho la piena unanimità: ci sono consiglieri che non sono del tutto convinti perché è ovvio che l’impatto visivo c’è. Però se prendiamo in considerazione la pala installata alcuni mesi fa al Poggio dei Prati, a cui eravamo tutti contrari per la posizione, vediamo che di fatto l’impatto non è così critico”.

L’installazione di altri aerogeneratori potrebbe interessare anche il crinale del Poggio dei Tre Vescovi: in questo caso il progetto prevede undici pale di maggiore potenza, pertanto l’approvazione è di competenza ministeriale e non più regionale. “Anche su questo il consiglio comunale, pur con qualche differenziazione, ha una posizione favorevole”, dice il sindaco, e il giudizio non cambia su un altro progetto al vaglio della Regione Toscana nel crinale del passo di Frassineto, che interessa Badia con una pala e Pieve Santo Stefano con sei.

Ma quali sono i motivi del favore dell’amministrazione comunale? “Il comune crede in questi interventi per più ragioni”, spiega Santucci. “La prima, che è anche una questione di principio, è l’esigenza di produrre energia pulita, soprattutto in un periodo in cui ce n’è particolarmente bisogno, viste le crisi mondiali e la guerra. Non si può dire che si devono aumentare le rinnovabili e poi pensare che l’eolico sia brutto. E l’eolico va prodotto dove c’è il vento. Sia sul Poggio dei Tre Vescovi che a Rofelle ci sono stati studi anemometrici durati decine di anni che dimostrano che c’è un vento costante. Inoltre è anche rispettato il criterio della distanza dal capoluogo e dalle altre località, come Pratieghi, Fresciano e Montebotolino, per escludere l’impatto acustico”.

“Un altro elemento importante – prosegue il sindaco di Badia – è che, a differenza della pala al Poggio dei Prati, installata senza prendere in considerazione il nostro netto dissenso, le ditte portano avanti questi nuovi progetti concertandoli insieme all’amministrazione comunale. Questo è un punto a favore, perché anziché subire imposizioni dall’esterno possiamo confrontarci e valutare pro e conto, posizionamenti, criticità geologiche, zone a vincolo, arrivando a un progetto condiviso”.

Si arriva poi alla questione del ritorno economico: “La nostra zona – spiega Santucci – mira sì al turismo, avendo bellezze paesaggistiche non indifferenti, ma ha dei seri problemi concreti di spopolamento e di depressione economica. Negli altri comuni della Valtiberina c’è un tessuto economico-imprenditoriale che a Badia, vuoi per la sfortuna, per il clima, per la strada, non c’è. Con opere come queste è vero che modificheremo dei crinali, ma ci sarà per alcuni anni un indotto di lavori di tutti i generi che, come già successo per il metanodotto, ripopoleranno e faranno lavorare le varie attività, e poi continueranno anche dopo con le costanti manutenzioni di queste opere. Si avrà un effetto rivitalizzante”.

La legge prevede inoltre misure compensative a vantaggio del comune: “Ho studiato questo tema particolarmente a fondo – racconta il sindaco – perché se non si fanno accordi preliminari il comune può non avere nessun beneficio, visto che si tratta di misure eventuali. Per legge le compensazioni, non necessariamente in moneta ma anche in opere, possono raggiungere il 3% dei proventi derivanti dalla valorizzazione dell’energia prodotta dall’impianto ogni anno. Devono essere decise nella conferenza dei servizi se c’è già una convenzione approvata in consiglio comunale in cui sono prefigurate. Noi negozieremo queste misure puntando ad ottenere il 3%, non meno. Per un comune come Badia Tedalda si tratterebbe di somme annuali davvero significative per fare efficientamento energetico e mitigazione degli impatti visivi, ma anche tante opere sociali, opere pubbliche, viabilità, interventi strategici. Addirittura si può ipotizzare una riduzione delle tasse con dei bonus ai residenti o ai nuovi residenti che si dovessero trasferire quassù. Significherebbe amministrare in tutt’altro modo e poter pensare a progetti di promozione e valorizzazione del territorio e di aiuto alla cittadinanza che altrimenti non sarebbero ipotizzabili”.

Le voci critiche: “Giudizi favorevoli spesso aprioristici”

L’associazione per la tutela del patrimonio artistico e naturale Italia Nostra nelle scorse settimane ha definito il progetto Badia del Vento “ecomostro”, parlando di “vistosa alterazione del paesaggio” e sottolineando come gli aerogeneratori “andrebbero ad impattare negativamente sul territorio, danneggiandone gli aspetti naturalistici e paesaggistici, limitando fortemente ogni prospettiva di sviluppo e valorizzazione territoriale (quali il turismo escursionistico e storico-culturale di cui si è registrato un forte aumento negli ultimi anni) con una netta svalutazione di tutto il patrimonio che ricade nel campo visivo di questi macchinari”.

L’associazione ha fatto inoltre riferimento tra l’altro “all’inquinamento acustico, ai pericoli per la avifauna locale e ai danni al territorio, con l’abbattimento non compensabile di alberi e di specie arboree, causati dai mezzi di trasporto eccezionali per raggiungere i crinali nonché dall’innalzamento delle gigantesche torri e dal montaggio delle pale”, e ha sottolineato come “agli impianti di produzione delle energie rinnovabili dovrebbero essere destinate superfici idonee secondo un piano regolatore nazionale, utilizzando zone dismesse e da riqualificare oppure superfici già edificate per installazioni di fotovoltaico compatibili con il territorio”.

Non dissimili le considerazioni del Comitato Appennino Sostenibile, per il quale “sono anni che le associazioni ambientaliste e diversi intellettuali italiani avanzano proposte per la tutela inscindibile del paesaggio e dell’ambiente italiano, ad esempio individuando le aree idonee alla collocazione degli impianti eolici e fotovoltaici di grande dimensione, utilizzando prioritariamente le decine di migliaia di kmq di aree dismesse e di superfici biologicamente morte, di tetti degli edifici non di pregio storico architettonico e dei capannoni industriali”.

Il Comitato, citando i rilievi della Regione e quelli dei cittadini, afferma inoltre che “risultano temerari certi giudizi favorevoli dati spesso in maniera ideologica e aprioristica. In Valmarecchia e Valtiberina questo approccio fideistico lo abbiamo già visto con i vecchi progetti eolici presentati e sistematicamente conclusi senza esito positivo per problematiche tecniche e per i chiari impatti ambientali e paesaggistici”, come il precedente progetto presentato anch’esso sul poggio dei Tre Vescovi. A proposito del numero complessivo di pale previsto nei vari progetti in corso di valutazione, viene poi fatto notare che “la concentrazione di aerogeneratori sarà la più alta di tutto il centro-nord Italia”, e che “il territorio della Valtiberina e della Valmarecchia assumerà un aspetto da centro industriale”.

(Nelle immagini seguenti le elaborazioni grafiche del Comitato Appennino Sostenibile)

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