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Le spiagge naturali e la bellezza dell’Afra a Sansepolcro: perché non valorizzarle?

Ne ha parlato un articolo in un sito di viaggi. Il rumore del torrente accompagna i passi dei pellegrini nei Cammini di Francesco

Il torrente Afra quale luogo storico pieno di “spiagge” per il refrigerio estivo dei cittadini di Sansepolcro. Che un tempo erano in molti a recarvisi. E allora, perché non rivalutarlo per ciò che veramente merita? Avevamo in mente da tempo di farlo, poi l’assist giusto è arrivato dal sito “SiViaggia”, con l’autore dell’articolo, Lorenzo Calamai, che ha centrato in pieno l’argomento; anche l’amministrazione comunale di Palazzo delle Laudi, attraverso un post su Facebook, ha dichiarato il suo apprezzamento. Titolo del pezzo: “Le imprevedibili spiagge di Sansepolcro”. Sottotitolo: “Il borgo di Piero della Francesca nasconde un’anima outdoor: un torrente incontaminato ideale per un tuffo rinfrescante”.

Ottima partenza per un articolo che racconta la verità: “Non è infatti il Tevere che solca il centro cittadino allargandosi fino a prendere forma di fiume, la spiaggia prediletta dagli abitanti di Sansepolcro. Fino a qualche decennio fa, i ragazzi del paese si avventuravano nella vicina valle dell’Afra, per passare i lunghi pomeriggi estivi tra le cascate e le piscine naturali del torrente, riparato da frondosi e freschi boschi”. Così sta scritto nell’articolo, ricordando che ancora oggi l’Afra è la meta preferita per i caldi pomeriggi estivi, nonostante da quasi 60 anni a Sansepolcro vi sia anche l’impianto delle piscine.

L’Afra è il classico torrente appenninico che scende dai rilievi lungo la roccia scavata per poi alimentare le acque di un Tevere che comincia ad assumere sempre più le sembianze di fiume; durante il suo tragitto, disegnato anche dalla fitta boscaglia che lo circonda, il breve corso d’acqua forma più gorghi, che diventano piscine naturali ed è qui che tanti biturgensi ora attempati – o quantomeno adulti – hanno trascorso le estati della loro giovinezza, fra chi sentiva il bisogno di farsi un bagno, chi di venire a pescare quei pesci che ancora sono visibili a occhio nudo grazie all’acqua cristallina che scorre (trote fario, barbi, lasche e anche ghiozzi) e anche chi di stare in piacevole compagnia nel contesto di un luogo più defilato.

Dal Monte dei Frati al Tevere dopo 16 chilometri

Prima di entrare nel merito dell’argomento – e soprattutto di spiegare il motivo per il quale abbiamo preso in considerazione questo corso d’acqua – facciamo una sorta di scheda tecnica del torrente Afra. Nasce a quota 1454 metri di altitudine sul Monte dei Frati (nel Comune di Pieve Santo Stefano), poi dopo nemmeno un chilometro entra nel territorio di Sansepolcro, dove rimane sempre e fino alla confluenza con il Tevere oltre il Trebbio, per la precisione a Mezzatorre, l’ultima località toscana prima del confine con l’Umbria. La sua lunghezza totale è di 16 chilometri, con un tratto iniziale di montagna, fra boschi e prati radi e con una marcata pendenza; il suo letto è scavato nella pietra arenaria ed è fatto di buche e rapide.

Dal ponte San Francesco in poi (che per i biturgensi attempati rimane con l’originaria denominazione di “Ponte del Diavolo”), inizia di fatto il tratto più pianeggiante che scorre su un terreno ricco di sabbie e argille. Relativamente alla fauna ittica, il corso del fiume è inserito nella categoria “Acque a Salmonidi”, ma vi sono dei distinguo a seconda delle zone: vairone e trota fario popolano la parte montana; barbo, ghiozzo e lasca quella di pianura e nella zona fra tratto di montagna e tratto di pianura vive il cavedano. L’Afra si può ammirare anche attraverso le suggestive cascate dalla frazione Montagna-La Villa, da dove inizia a costeggiare la relativa strada comunale di collegamento, poi tocca la località di San Martino, prosegue a fianco del nucleo della Basilica e attraversa il centro urbano di Sansepolcro nella parte a sud, dividendo la zona di San Lazzaro da quella denominata Riello e Trieste. Prosecuzione in campagna, vicino all’aviosuperficie di Palazzolo e alla frazione Trebbio, prima di raggiungere il Tevere.

È chiaro tuttavia che la prima parte del corso dell’Afra, quella di montagna, sia la più suggestiva, nonostante sia necessario spesso percorrere sentieri impervi per arrivare sul posto e godersi la bellezza di una cascata e di un gorgo. Ma d’altronde sono proprio i gorghi, con la loro acqua fresca e purissima, ad aver costruito la fama dell’Afra, come anche Calamai ha evidenziato nell’articolo; più o meno profondi, più o meno insidiosi, ma che rimangono motivo di orgoglio per le tante persone che da ragazzi vi si sono tuffati, concedendosi un bagno rinfrescante mentre caldo e afa opprimevano la città e la vallata. Ogni gorgo conserva il suo nome: “la Sorgente”, “le Vasche”, “le Gotiche” (nel quale si gettano le acque della bellissima cascata), “lo Smeraldino”, “l’Isolotto”, “lo Scivolo”, “la Gola”, “il Salto Piccolo”, “il Salto Grosso”, “il Cadutone”, “la Cadutina” e poi il “gorgo Buio” (poiché a causa della sua posizione è quello meno illuminato dal sole), al quale si arriva scendendo dal ponte di San Martino e soprattutto quello successivo, il più conosciuto, chiamato “Gorgo del Ciliegio”.

Tutti sanno dov’è il Gorgo del Ciliegio ed è difficile trovare chi a suo tempo non vi abbia fatto il bagno o non vi si sia fermato per un solo pomeriggio, anche perché è quello che più di ogni altro ha l’aspetto di spiaggia naturale. L’ultimo gorgo nel quale è possibile fare il bagno è quello della Romitina, quando già l’Afra comincia a “spianare” e l’intersezione con il ponte della vecchia statale 3 bis non è lontano. Singolare il legame fra “Cadutone” e “Cadutina”, nel senso che il secondo gorgo era quello sul quale i giovani facevano esperienza per poi passare al primo, che si trova all’altezza dell’abitato della Basilica, con assieme la chiusa della Reglia. Il bagno nell’Afra non era soltanto dettato dall’umana esigenza di vincere la calura estiva, ma diventava per esempio anche il rituale classico dell’ultimo giorno di scuola; le sponde del Tevere erano frequentate, ma l’acqua preferita era quella dell’Afra, forse perché trasmetteva una migliore sensazione di freschezza.

Oltre ai giovani e alle coppie, anche le famiglie solevano trascorrere il pomeriggio all’Afra, portandosi addietro lo spuntino o addirittura la cena. Le sfide dei giovani di allora erano basate sul salto da un sasso all’altro evitando di bagnarsi, sulla cattura di pesci e ranocchie con le mani e soprattutto nel far schizzare i sassolini piatti e di forma tonda sul pelo dell’acqua per far compiere ad essi un tragitto che fosse il più lungo possibile.

Antichi rituali e pezzi di storia e… preistoria

Più antichi i rituali pagani legati all’Agra. Uno di essi riguardava le donne in stato interessante, che venivano immerse nelle acque dell’Afra perché si riteneva che in questo modo si sarebbero garantite una protezione divina per il parto e avrebbero beneficiato di latte abbondante per nutrire il bimbo in seno. Sempre nelle acque dell’Afra venivano poi lavati i vestiti dei bambini colpiti da malattie persistenti, senza dimenticare che si tenevano processioni con la statua della Vergine e il contatto della Madonna con l’acqua del torrente era considerato foriero di una stagione agricola favorevole e piovosa.

Proprio all’altezza del Gorgo del Ciliegio è stato scoperto, anni addietro, un sito preistorico grazie al Gruppo di Ricerche Archeologiche di Sansepolcro, che ha coinvolto anche Università di Siena e Centro Studi sul Quaternario (CeSQ). Conclusione: è venuto alla luce un abitato risalente alla Media Età del Bronzo (siamo nel periodo 2000-1500 avanti Cristo), con i resti di una capanna costruita a ridosso del versante del poggio, nella quale vi era all’interno un forno per la cottura degli alimenti.

Altri materiali rinvenuti sono le ceramiche e i reperti faunistici, a conferma della presenza di un’attività di allevamento ben avviata per ciò che riguarda ovini e caprini, ma vi erano anche suini e bovini, utilizzati come forza lavoro oltre che per la loro carne. Insomma, 3000 anni fa al Gorgo del Ciliegio c’era vita, eccome! Coltivazioni, allevamento, pastorizia e caccia, il tutto fiorente lungo un corso d’acqua, il che non è ovviamente casuale.

Qualche storico ha avanzato la tesi di una via romana che da Sansepolcro risalisse proprio lungo la valle dell’Afra fino alla Montagna e a Montecasale, per poi raggiungere il crinale in prossimità del passo delle Vacche e scendere di nuovo toccando la valle del Metauro; questo tracciato avrebbe collegato l’Etruria con i porti dell’Adriatico e una parte dell’antica strada – che ha conservato intatti i muri di retta e alcune parti del selciato – si rileva proprio sull’argine dell’Afra vicino all’edicola sacra della Madonnina del Fiume. Le “Gotiche” sono le curvature della strada che conduce alla Montagna, a sua volta insediamento di origine longobarda. Se vogliamo fare riferimento sempre alla storia e tornare indietro di 800 anni esatti, niente di più scontato che parlare di San Francesco, il quale nei suoi trasferimenti da Assisi verso La Verna e viceversa è passato più volte da Montecasale. È ragionevole allora pensare che il “serafico” abbia attraversato l’Afra e che magari possa anche essersi rinfrescato nelle sue acque: nessuna certezza documentata, ma di certo una ipotesi più che plausibile.

Al fianco dei cammini di Francesco

Torrente Afra preso d’assalto dai ragazzi che oggi sono adulti e persino anziani, come abbiamo avuto già modo di sottolineare. La preferenza rispetto al Tevere era determinata anche da un motivo oggettivo già riportato più sopra: le sue acque, più chiare rispetto a quelle del Tevere, tendenzialmente più fangose. E un tempo non c’era paura nello sfidare le fredde acque correnti – sempre più fredde salendo verso la sorgente – con il rischio di prendersi un malore, così come non mancava la temerarietà (leggi sciagurataggine) nel tuffarsi anche in punti pericolosi, sapendo che una mossa sbagliata avrebbe potuto costare cara, come del resto avvenuto, seppure per fortuna di situazioni delicate ve ne siano state pochissime. Era sufficiente cadere male e battere la testa in una pietra per passare dall’allegria alla disperazione in un solo attimo. Il richiamo dell’Afra era di fatto l’elogio della libertà assoluta e selvaggia: se in piscina, per esempio, il bagno era possibile indossando obbligatoriamente la cuffia, all’Afra lo si poteva fare senza, perché era un luogo privo di impedimenti e adatto per coloro che non volevano sottostare nemmeno alle regole più semplici.

Oggi i tempi sono cambiati e magari il desiderio di libertà assoluta si esprime in maniera diversa dal tuffo nell’Afra, che però merita la giusta rivalutazione dal punto di vista naturalistico. E qui arriviamo al “dunque”. Appena un anno fa, il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno ha redatto la mappa delle “piscine naturali” lungo l’Arno e gli altri corsi d’acqua del Casentino, indicando i luoghi più incantevoli e alternativi al mare nei quali poter aggirare l’intenso caldo estivo attraverso un tuffo o un bagno. Fra questi, spicca il rinomato “Canto alla Rana” nel territorio di Pratovecchio-Stia. Ebbene, perché non fare altrettanto con i gorghi dell’Afra (o anche con una parte di essi), visto che persone originarie di fuori li hanno già inquadrati come spiagge e piscine naturali? A dire il vero, un primo abboccamento vi era stato mesi addietro con quelli del consorzio, che avevano in effetti apprezzato la segnalazione e mostrato anche interesse verso la narrazione dell’Afra. È chiaro, però, che si debba andare oltre e insistere di più per farsi riconoscere in maniera più ufficiale una prerogativa che da sempre esiste. Non dimenticando la bellezza delle cascate più o meno vistose che il torrente crea nello scendere a valle.

Ma c’è un altro particolare tutt’altro che secondario: nell’era in cui si riscoprono da ogni parte sentieri e tragitti storico-religiosi del passato, qui siamo collocati anche e soprattutto fra i Cammini di Francesco; specie chi segue il versante della frazione Montagna, è accompagnato nella sua passeggiata dal rumore e dal fragore dell’Afra che gli scorre accanto fino al Ponte di San Francesco. Se comunque andiamo nella vicina San Giustino, succede la stessa cosa per il Vertola e anche per l’altro torrente che scende da Colle Plinio: gorghi e spiaggette verdi tipiche di questa fetta di Appennino che tutti ci invidiano. Un rumore di acqua che indica pace e amenità. Il tragitto della strada della Montagna – tornando a Sansepolcro – è vincolato proprio dal corso dell’acqua e in funzione di esso è stato costruito, per cui l’Afra e i suoi gorghi rivestono un peso fondamentale in questo contesto ed è giusto che il pellegrino camminatore sappia anche questo. Se poi non volesse tuffarsi o sedersi sulla riva, nessun problema; se poi l’Afra proprio non gli piacesse, andrebbe bene lo stesso. L’importante è che sappia che esiste questo torrente e che lo veda.

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