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Parco Catria, Nerone, Alpe della Luna: l’attività del comitato promotore

A Città di Castello un incontro sugli sviluppi del progetto

Promuovere la creazione del Parco Nazionale del Catria, Nerone e Alpe della Luna, riunendo una serie di professionalità e personalità come direttori e amministratori di Parchi Nazionali, biologi, faunisti, membri di associazioni tra cui il Club alpino italiano. Si è svolto nel mese di aprile nella sala dell’Officina della Lana della Scuola Bufalini un evento pubblico (su invito) organizzato dal comitato “Pro Parco” (attivo dal 2017) in cui sono state illustrate le ragioni, i benefici e le criticità nell’iter di realizzazione di questo ente naturalistico di alto livello. Dopo i saluti introduttivi del Presidente del Comitato Giovanni Paci, si sono alternati una serie di interventi che hanno evidenziato, in prima battuta, come sia la stessa comunità Europea a richiedere ai paesi membri (e assegnatari dei fondi del PNRR) che venga raggiunta e superata una percentuale del 30% di territorio protetto entro il 2030. Si tratta quindi di un obiettivo comunitario. Per ora l’Italia si attesta all’11 % di superficie protetta.

Aspetto geografico – L’area presa in considerazione, spiegano i promotori, è caratterizzata dall’essere il punto di congiunzione fra l’Appennino Centrale e quello Settentrionale. “Vi è un’area nella quale i due segmenti, calcareo il primo e siliceo il secondo, si affiancano. Così, la varietà dei paesaggi e la complessità morfologica sono tali da generare un mix di paesaggi veramente fuori dal comune. Il punto geografico e morfologico individuato come confine tra i due distretti è il valico di Bocca Seriola, luogo baricentrico nell’area generalmente individuata quale futuro parco nazionale”. In sintesi, uno spazio caratterizzato da una straordinaria varietà paesaggistica, determinato dai bruschi passaggi dall’uno all’altro distretto, al quale consegue una notevole diversità biologica. “Si tratta di un territorio ricco di aspetti naturali e paesaggistici di assoluto rilievo, che un Parco potrebbe e dovrebbe salvaguardare”, hanno illustrato gli organizzatori dell’incontro.

Il piano sociale – “Sono aree sottoposte a un massiccio spopolamento. L’istituzione di una grande area protetta, intesa come parco nazionale, sarebbe probabilmente l’unica ed ultima forma di resistenza, prevenzione e rilancio di un territorio destinato altrimenti al definitivo spopolamento da un lato e da un conseguente assalto alle risorse residue dall’altro. Si tratterebbe, di un organismo rappresentativo di questi territori sia a livello nazionale che comunitario, che fungerebbe da propulsore e volano per l’economia locale”, si legge in un documento reso disponibile dal comitato.

Diverse criticità – Nel corso del dibattito sono emersi alcuni aspetti complessi, a partire da quello relativo al mondo venatorio, spaventato, ostile al dialogo e apparentemente interessato solo al mantenimento dello status quo; quello legato alla attuale gestione delle vaste estensioni forestali presenti nell’area, volta alla produzione di una sola tipologia di bene economico e di un solo assortimento: legna da ardere, biomassa combustibile.

“Con l’istituzione di un’area protetta, si potrebbero contemplare politiche finanziarie molto specifiche, per permettere il graduale restauro dei boschi dell’area, traendone allo stesso tempo legna da ardere, nell’ottica di evolvere verso produzioni superiori, all’interno delle quali il legname combustibile sia presente, ma come assortimento secondario”, ha spiegato infine il comitato.

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