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Rifiuti e raccolta differenziata: la soluzione dei cassonetti “intelligenti”

Il sistema, pensato per la tariffazione puntuale, è realmente efficace?

Cassonetti smart (foto 6 Toscana)

Al fine di incrementare la percentuale di raccolta differenziata, anche in Valtiberina da qualche anno si sta parlando dei cosiddetti cassonetti “intelligenti” (o smart), ovvero di contenitori informatizzati nei quali si possono conferire i rifiuti soltanto attraverso un’apposita card rilasciata dal gestore. A segnare la differenza rispetto ai cassonetti “tradizionali” è proprio la presenza di un dispositivo di lettura delle tessere che se opportunamente collegato ad una relativa banca dati consente il riconoscimento dell’utente: ciò può dunque essere utilizzato per determinare, in base alla volumetria massima di ogni conferimento, la quantità e la tipologia dei rifiuti, andando così a fornire valori su cui potrà essere definita, in maniera puntuale e specifica, la TARI da pagare.

Di fatto un sistema di raccolta stradale dei rifiuti innovativo e rivoluzionario come questo può sicuramente apportare un grosso stimolo sia alla differenziazione dei materiali, sia ad una maggiore responsabilizzazione dei cittadini sul complesso processo di gestione dei rifiuti. L’efficacia di tale semplice assunto, sommata ai contributi stanziati dalla Regione Toscana per favorire la messa in atto di misure di questo tipo, ha visto negli ultimi anni diversi comuni adottare la suddetta modalità di gestione dei rifiuti, spesso accantonando, in maniera più o meno parziale, il porta a porta: nell’ultimo quinquennio, ad esempio, i cassonetti “intelligenti” sono stati installati a Firenze, Siena, Arezzo e Montevarchi. Soffermandosi su questi, e in particolare sugli ultimi due, non si può certo affermare che il nuovo sistema abbia contribuito più di tanto ad efficientare il servizio, dato che sia nel comune capoluogo di provincia, che in quello valdarnese, i nuovi contenitori hanno avuto problemi a riconoscere le card, quindi ad identificare gli utenti. Di conseguenza, in termini di responsabilizzazione di quest’ultimi, gli effetti sono stati minimi. Inoltre, anche i numerosi problemi tecnici, soprattutto quelli riscontrati sul dispositivo di apertura, hanno talvolta generato malcontento fra i cittadini e relativi casi di abbandono dei rifiuti in prossimità dei contenitori: proprio a causa di ciò, nella primavera 2022, Montevarchi è stato al centro di un servizio del programma televisivo “Le Iene” che ha denunciato pubblicamente tali disservizi.

Tre criticità da analizzare

Al di là dei possibili malfunzionamenti tecnici, i quali – si presume – dopo una fase ancora sperimentale potranno verosimilmente essere risolti, rimane da capire se, sia concettualmente che operativamente, i cassonetti “intelligenti” possano realmente sostituirsi, in maniera efficace, ad altri sistemi di raccolta dei rifiuti. Per avere qualche elemento in più si è provveduto a raccogliere un riscontro piuttosto autorevole: quello di Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Europe e vincitore del Goldman Environmental Prize 2013.

Rossano Ercolini

A suo dire, i cassonetti “smart” presentano almeno tre criticità che andrebbero bene analizzate nel momento in cui si decide di adottare tale tipologia di raccolta. «Il dato più significativo da considerare – ha spiegato Ercolini – è quello che riguarda il livello di purezza delle diverse frazioni raccolte in maniera differenziata: rispetto al porta a porta, nelle varie componenti raccolte dai cassonetti “intelligenti” si registrano percentuali di impurità molto più alte: questo poi fa sì che una parte dei rifiuti non possa essere riciclata e ciò finisce con il ridurre la dinamica virtuosa e circolare del recupero dei materiali, in favore dei canali di smaltimento come l’incenerimento e la discarica». Secondo il presidente di Zero Waste Europe, la stessa alta percentuale di impurità (mediamente dal 10% al 30% contro il 5% del porta a porta) determinerebbe anche una sensibile attenuazione dell’aspetto remunerativo che si lega allo smaltimento di un rifiuto differenziato di qualità tramite i consorzi di filiera.

Una seconda criticità individuata da Ercolini riguarda gli alti costi di acquisto dei set di cassonetti “intelligenti”, a cui si devono aggiungere anche quelli di una costante e complessa manutenzione.

In ultimo, il terzo elemento di criticità individuato ha a che fare con un aspetto che riguarda l’occupazione: «I gestori hanno capito che con i cassonetti ‘intelligenti’ si può risparmiare su quel personale che altrimenti sarebbe necessario per svolgere il servizio del porta a porta. Oltre alle ovvie controindicazioni sociali, la sostituzione dei lavoratori con la tecnologica non è però in grado di produrre risposte qualitativamente adeguate: investire su una gestione virtuosa dei rifiuti significa anche mantenere presidi, interagire, informare. Anche da questo punto di vista la raccolta porta a porta è ancora insuperabile, seppure talvolta questa potrebbe essere migliorata, magari associando le operazioni di ritiro a specifici sistemi di tariffazione puntuale».

«Nell’ambito della raccolta dei rifiuti – ha concluso Rossano Ercolini – non ci sono sistemi considerabili aprioristicamente giusti o sbagliati, ma semplicemente ogni misura adottata deve essere parte di una precisa strategia volta al raggiungimento degli obiettivi che si vogliono ottenere. Se, dunque, l’intento è veramente quello di ridurre i rifiuti urbani residui, puntando su un modello circolare, allora la soluzione dei cassonetti “intelligenti”, soprattutto se attuata in luogo del porta a porta, non risulta essere la più indicata».

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