Una delegazione dell’associazione resistenziale slovena ZZB NOB, composta anche di parenti di internati a Renicci, ha preso parte domenica mattina alla commemorazione organizzata da Teatro di Anghiari, MeaRevolutio(nae), Anpi e Museo della Resistenza in occasione degli 80 anni dalla dismissione del campo dopo l’armistizio del settembre 1943.
La cerimonia ha preso il via dalla ex stazione di Anghiari, da dove i partecipanti hanno camminato per i 4,4 chilometri che separano da quello che oggi è il Parco della memoria di Renicci. Si tratta del percorso dei deportati che arrivavano in treno e poi raggiungevano a piedi il campo, a cominciare dal primo convoglio giunto il 10 ottobre 1942.
Alla stazione e poi al Parco, Andrea Merendelli ed Elena Zanchi hanno letto testi tratti sia dalle carte del comando militare italiano delle zone jugoslave occupate, con gli ordini che hanno spianato la strada a rastrellamenti e deportazioni, sia dalle toccanti testimonianze di anghiaresi che assistevano al passaggio dei prigionieri.
Tra gli altri interventi c’è stato quello di Janez Maršič, il cui padre fu internato a Renicci mentre lo zio materno venne giustiziato per ordine del generale Robotti. Maršič ha calorosamente ringraziato tutti i presenti, facendo notare che “nessuno in Slovenia può credere che in Italia ci sia chi si preoccupa di ricordare la nostra gente”. Attraverso la metafora della rana immersa in acqua che non si accorge dell’aumento della temperatura e finisce bollita, ha inoltre toccato il tema del revisionismo per cui oggi “poco alla volta ma inesorabilmente la verità intorno a noi diventa differente” e “il mondo sta tornando quello di 80 anni fa”, invitando a non ripetere gli errori del passato.
Nel finale c’è stato spazio anche per uno strascico polemico legato alla scarsa collaborazione da parte dell’amministrazione comunale rispetto alle celebrazioni della ricorrenza del 10 ottobre, che lo stesso comune anghiarese aveva istituito nel 2018 come Giornata di commemorazione dei fatti di Renicci.