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Guerra e crisi globali, partecipata discussione a Sansepolcro

Nicola Venturini: “Uno spazio di dialogo per creare anticorpi ai conflitti”

La sala del consiglio comunale durante l'iniziativa

Per una sera la sala del consiglio comunale di Sansepolcro è tornata ad essere teatro di una partecipata discussione su tematiche internazionali. Le ragioni dell’incontro sono state sintetizzate in apertura da uno degli ideatori, Nicola Venturini: “Dal 24 febbraio, con l’inizio del conflitto russo-ucraino, abbiamo organizzato delle marce della pace e raccolte di beni di prima necessità per la popolazione ucraina che continuano tuttora. Qualcosa però mancava e manca da un anno: degli spazi di discussione in cui una comunità si ritrova e affronta questi temi in un modo diverso rispetto allo sfogarsi di fronte al telefonino. Probabilmente non possiamo cambiare le sorti dei conflitti, ma è importante che coltiviamo la pace e il dialogo. La pace, come la guerra, non nasce dal nulla. Con serate come questa si creano anticorpi ai conflitti e diventiamo più capaci a gestirli”, ha detto aprendo l’incontro.

Proprio nell’ottica secondo cui anche le guerre non nascono dal nulla, un filo conduttore tra i conflitti degli ultimi decenni è stato ricostruito dal primo relatore a fornire spunti alla discussione, Giacomo Negrotto Cambiaso. Originario di Roma ma anghiarese d’azione, con un’esperienza più che venticinquennale in aree di guerra come operatore di agenzie Onu, Negrotto Cambiaso ha ricordato come l’ultimo conflitto gestito nell’ambito multilaterale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia stata la prima guerra del Golfo nel 1991. “Dopodiché questo approccio si è perso”, ha fatto notare, portando tra l’altro l’esempio del bombardamento della Jugoslavia nel 1999, “sfociato nella secessione del Kosovo, decisa da attori esterni, in particolare la Nato, e oggi argomento usato dalla parte russa come un precedente che potrebbe aiutarci a leggere la situazione ucraina relativamente al Donbass”.

Negrotto Cambiaso, Venturini, Guerrini

A seguire ha preso la parola Guido Guerrini, per ben sei legislature consigliere comunale a Sansepolcro, che oggi vive con la famiglia nella repubblica russa del Tatarstan. Guerrini, protagonista di numerosi viaggi automobilistici con carburanti ecologici nell’Europa orientale e in Asia, ha tra l’altro riportato la propria testimonianza diretta rispetto a Ucraina, Crimea e Donbass a cavallo di Euromaidan: “Già da prima, chi andava in quei posti poteva rendersi conto che c’era una bomba a orologeria. Perché allora nessuno ha lavorato per gettare acqua sul fuoco? La risposta che mi sono dato è che non c’era nessuna intenzione di evitare questa escalation. L’Europa, che a differenza di Cina e Stati Uniti sta pagando pesantemente questa situazione, aveva tutti gli strumenti per svolgere un ruolo che tuttora non sta rivestendo”.

Come auspicato dagli organizzatori, si è poi sviluppato un ricco dibattito a cui ha preso parte attiva il nutrito pubblico presente, che – sempre in modo pacato e costruttivo – ha espresso punti di vista differenziati. È stato così possibile approfondire molte tematiche, dall’autodeterminazione dei popoli alla legalità internazionale, dalla libertà d’informazione alla democrazia, dai milioni di profughi che dal 2014 hanno raggiunto la Russia dal Donbass a quelli che negli ultimi mesi sono arrivati in Europa dal resto dell’Ucraina.

E ancora la storia dei rapporti fra Russia e Ucraina, le sanzioni, fino alle possibili strade per raggiungere la pace: strade difficili, senz’altro da percorrere “nella direzione contraria a quella verso cui siamo andati finora”, ha commentato Guerrini. “Di certo l’Italia e l’Europa devono avere un ruolo attivo”, ha detto: “non si può pensare che la mediazione sia tutta in mano alla Turchia, che è forse il paese che più di tutti sta guadagnando da questa guerra”.

L’incontro, durato oltre due ore e mezzo, si è concluso con la volontà espressa da più partecipanti di organizzare nuovi incontri per approfondire queste tematiche e altre iniziative dal basso di sostegno alla pace. Nella speranza di arrivare prima o poi a condizionare le scelte dei governi, che non sempre danno l’impressione di essere all’altezza del delicatissimo momento di crisi che stiamo attraversando.

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