Uno spettacolo unico che Anghiari è pronta a riproporre come fa da diversi anni nel mese di luglio: la “Via del Sole”. E allora, tutti pronti alle 5.30 di domenica 14 per il grande effetto del solstizio d’estate: il sole perfettamente allineato con la Croce di Anghiari, nel tratto di strada che percorre la Ruga di San Martino e che prosegue attraverso il lungo rettilineo di collegamento con Sansepolcro.
La natura prodigiosa è capace anche di questo: due volte l’anno, le luci dell’alba si allineano perfettamente con il reticolo stradale di corso Matteotti, creando un qualcosa di molto apprezzato da turisti e cittadini. Una folla di persone, fra cui molti fotografi, partecipa ogni anno a questo evento di metà luglio, con i migliori scatti di fotografia che finiscono in siti online di informazione e nei vari social di riferimento, vedi Facebook e Instagram. Ogni volta, ad accompagnare l’attesa per il sorgere del sole vi è un momento musicale; in questa circostanza, spazio per una ventina di minuti alle musiche di Bach interpretate dal violoncellista Gianluca Pirisi, che si posizionerà al lato della strada, mentre il pubblico siederà a terra godendosi lo spettacolo a ingresso gratuito.
Il sole sorge da dietro l’eremo francescano di Montecasale e a un certo punto proietta i suoi raggi verso la dritta di Anghiari, creando il perfetto allineamento. A proposito delle croci e dello stradone di 6 chilometri che collega Anghiari con Sansepolcro, ovvero dei cardini sui quali si basa lo spettacolo della “Via del Sole”, vi è una causale storica non indifferente: la costruzione dello stradone risale al XIV secolo, per opera – stando alla tesi di alcuni storici – del vescovo Pietro Tarlati da Pietramala, detto Pier Saccone. Non a caso – sostiene il professor Roberto Manescalchi – nelle tavole dipinte di alcuni cassoni lignei che raffigurano la Battaglia di Anghiari del 1440 questa strada è sempre presente. Da escludere un uso militare di essa; semmai, è un recupero dei vecchi tracciati romani con la ripresa delle costruzioni viarie dovuta alla rinascita delle città.
A proposito dell’intersezione con il Tevere, Manescalchi scrive quanto segue: “La centuriazione ad oriente del fiume è probabilmente di un secolo o due più tarda di quella occidentale e non ha il medesimo orientamento; il ponte, che forse ha l’età della più giovane (I-II secolo dopo Cristo) si torce sul Tevere quasi a contentar le due parti, cercando ad ogni suo estremo di orientarsi per metter d’accordo le due diverse direzioni. Lo stradone parte ed arriva da questo ponte facendo parte per sé stesso, né a destra, né a sinistra del fiume tiene conto del più antico ordinamento centuriale dissacrando la rettangolare regolarità dei campi e “sciupandoli a pinzo” cioè in scomodi triangoli, per seguire un preciso scopo tutto suo”. Ancora oggi, basta semplicemente cliccare su Google, ricercare Anghiari o Sansepolcro e andare sul link “Maps” per poi puntare il mouse sul quadretto del satellitare: scorrendo l’asse dello stradone, si nota come la strada taglia in senso obliquo, praticamente diagonale, appezzamenti di forma rettangolare, dividendoli certamente in triangoli, ma molto spesso in due trapezi. Ebbene, il vecchio ponte sul Tevere costituisce l’affascinante imperfezione che sposta l’asse viario; la descrizione di Manescalchi non fa una grinza: “Uno scarto repentino a sinistra, ridotto alla sola lunghezza del ponte stesso, per poi riprendere in perfetto allineamento la medesima direzione di prima: l’occhio di chi la vede da lontano, cioè dall’inizio anghiarese, nota appena l’interruzione lontana circa sei chilometri e corre con lo sguardo fino alla sua fine ed oltre …”.
In effetti, nemmeno chi ha un occhio di lince può arrivare a tanto: la sensazione visiva che si ha da Anghiari, guardando verso Sansepolcro dalla sommità della “Dritta”, ma anche venendo da Sansepolcro ad Anghiari in pianura, è quella di un asse viario rigorosamente rettilineo, pur con la presenza della rotatoria all’altezza di Santafiora. La curva all’altezza del ponte trova la sua giustificazione nella sagoma disegnata dal Tevere e siccome i ponti avrebbero dovuto trovarsi in posizione perpendicolare rispetto al corso dei fiumi, ecco spiegata l’inclinazione assunta dalla strada. Anche in questo caso, per la conferma consultare Google e la “Maps”.
C’è un altro aspetto davvero interessante messo in evidenza dal professor Manescalchi: i puntamenti astronomici fatti con il solstizio. Immaginiamo i due punti nei quali San Francesco aveva piazzato le due croci: il primo in cima alla Ruga di San Martino (nel convento detto appunto della Croce) e il secondo all’eremo di Montecasale, nel territorio di Sansepolcro, dove nel periodo del solstizio nasce il sole. Unendo i due luoghi con una linea dritta, si nota come questa coincida con il tratto dello stradone e come la distanza in linea d’aria sia di 12 chilometri, con una particolarità: i primi 6 vanno dal convento della Croce al ponte sul Tevere e gli altri 6 da quest’ultimo fino a Montecasale. Insomma, il ponte e il fiume si troverebbero a metà strada della distanza in linea d’aria fra i due luoghi.
Questo ponte ha resistito nei secoli e si è salvato anche dalle bombe, non però dalle mine dei tedeschi, che durante la seconda guerra mondiale fecero saltare il viadotto ferroviario, mentre più volte provarono senza successo a colpire il ponte carrabile; ci rimettevano i luoghi vicini, ma il ponte si salvava sempre perché gli ordigni finivano fuori campo. C’è stato poi chi, attraverso l’abbandono, ha fatto in modo che questo ponte non si salvasse dal male peggiore: il degrado. Fino all’inizio degli anni ’70 vi si poteva circolare, poi è stato chiuso per lasciare spazio all’unico ponte sul Tevere ancora esistente a Sansepolcro. Da quel momento, il menefreghismo ha preso il sopravvento in maniera tale da fare in modo che il ponte crollasse. Un atteggiamento negligente (per non dire peggio) che francamente non ha alcuna giustificazione: l’unica speranza, visto che si parla di Cammini di Francesco, è un recupero del ponte (che era carrabile con la ferrovia a fianco) a scopo pedonale per il passaggio dei pellegrini. Sarebbe già qualcosa.