News

“Oggi, 80 anni fa”: falò partigiani sugli Appennini

I “fuochi sui monti” la spettacolare risposta all’ultimatum di Mussolini contro renitenti e disertori

Partigiani anghiaresi e la copertina del volume di Antonio Curina

La notte del 25 maggio i partigiani dell’Appennino toscano sfidano i nazi-fascisti con un gesto di grande valore simbolico. È la data di scadenza dell’ultimatum di Mussolini: chi è alla macchia dovrà arrendersi, altrimenti sarà punito con la pena di morte. Il minaccioso manifesto è stato affisso dal 18 aprile. Oltre a decretare la fucilazione alla schiena per i militari e i civili “ribelli”, stabilisce pure l’immediata esecuzione “nel luogo stesso della cattura e senza bisogno di alcun giudizio” di chi sarà sorpreso armato. Rischia la morte anche chi da rifugio e fornisce vitto e assistenza a renitenti e disertori. Il manifesto giunge anche nelle più remote località di campagna, dove i partigiani si nascondono protetti dalla popolazione rurale.

La sfida prende corpo anche sui monti dell’Alta Valle del Tevere toscana, dall’Alpe di Catenaia al Monte Favalto. Racconta un partigiano: “Alle 21.30 di quel giorno su tutti i crinali della montagna, in uno spettacolo indimenticabile, i fuochi lanciano la nostra sfida, magari sfacciata rispetto alle forze che potevamo mettere in campo. Per i nostri nemici fu invece una notte d’incubo: si credettero circondati da migliaia e migliaia di partigiani che sembravano annunciare l’ora della resa dei conti”.

I fascisti si trovano in grande difficoltà in tutta la valle. L’attività dei “ribelli” si sta intensificando e il regime non dispone di forze adeguate per fronteggiarla. Le numerose azioni partigiane testimoniano che le loro bande agiscono indisturbate. Ciò mina il consenso al fascismo e la stessa motivazione di gran parte dei suoi militi.

Per approfondire: Storia tifernate. Il fallimento dell’ultimatum di Mussolini.

CORRELATI

- Le nostre iniziative -spot_img

POPOLARI

spot_imgspot_img