Si vive nel costante timore di attacchi aerei alleati. Giungono notizie tragiche dai centri industriali e portuali bombardati. A diffonderle sono anche le centinaia di persone sfollate dalle grandi città e ospitate nell’Alta Valle del Tevere. Quanto il pericolo sia incombente lo rammenta il suono della difesa contraerea. A Città di Castello è posta sulla Torre Civica: allerta i tifernati 18 volte a febbraio, 31 a marzo e ben 45 ad aprile. È un angosciante crescendo.
Alle 7.10 del mattino del 14 maggio una formazione di 12 Thunderbolt statunitensi prende di mira la periferia orientale tifernate, lungo la linea ferroviaria, dove si situano diversi stabilimenti industriali. Vanno completamente distrutti lo stabilimento tipografico “Lapi”, l’officina ferroviaria, l’azienda produttrice di macchine agricole SAFIMA e l’officina meccanica Vincenti. La stazione ferroviaria viene parzialmente colpita. Fortunatamente è domenica e nelle fabbriche non si lavora. Ma il danno per l’economia locale è enorme: perdono il lavoro almeno 170 persone.
Non finisce lì. Una seconda ondata di bombardieri torna da settentrione verso le ore 10.45. Quando sorvolano San Secondo, tentano di colpire stazione e linea ferroviaria. Ma una bomba centra in pieno casa Giornelli. Vi si sono rifugiate diverse persone uscite di chiesa al termine della messa. Sono sia residenti sia sfollati da Città di Castello, che pensano di stare più al sicuro in una località di campagna. Si contano 16 morti: 8 appartengono alla famiglia Saberogi, tra cui 5 bambini dai 3 agli 8 anni; altre tre vittime hanno dai 15 ai 17 anni.
Per approfondire: Storia tifernate. Giornelli Antonio e Fiorucci Luigi: testimonianze sul bombardamento di San Secondo.