Saltano in aria i ponti della strada statale Tiberina 3 Bis presso Pieve Santo Stefano. I guastatori germanici hanno già demolito gran parte del centro abitato. È la “terra bruciata” che lasciano agli Alleati. Possono ormai evacuare la cittadina.
L’alta Valtiberina è ormai declassificata a tratto secondario del fronte bellico. L’avanzata degli anglo-indiani procede dunque lenta, con estrema cautela. La totale inagibilità delle strade e la campagna ridotta quasi ovunque a campo minato irretisce l’uso dei mezzi corazzati. Inoltre l’artiglieria tedesca continua a colpire dalle alture.
Reparti britannici entrano a Pieve Santo Stefano il 2, il 3 e il 5 settembre. Trovano un paese “del tutto distrutto e completamente abbandonato”, disseminato di mine e di trappole esplosive.
La tragedia del paese ha inizio il 5 agosto, con la deportazione degli abitanti oltre la Linea Gotica. Le famiglie sono smembrate e obbligate a lasciare tutti i loro averi. Poi è iniziata l’opera di sistematica distruzione.
Nel solo capoluogo sono 272 le case completamente distrutte e 29 le gravemente danneggiate. I tedeschi inoltre fanno saltare in aria 39 ponti e diversi stabilimenti produttivi. A ciò si aggiunge la devastazione della produzione agricola e la depauperazione del patrimonio zootecnico a causa delle razzie.
Infine la perdita di vite umane. Sono 106 le vittime civili della guerra. Ben 44 di esse muoiono colpite dalle mine o da ordigni bellici inesplosi; altre 18 perché colpite da schegge di granate o durante bombardamenti. La morte inoltre coglie diverse persone nelle zone dove sono state deportate. Infine sono 27 i pievani uccisi dai tedeschi.
Per approfondire: Storia Tifernate. La distruzione di Pieve Santo Stefano.