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Storia e tradizioni popolari delle Fiere di San Bartolomeo

La classica fiera espositiva con la sua mostra del bestiame ha origini antichissime e negli anni è diventata simbolo dell'estate tifernate

Mercato del bestiame fuori porta San Florido (inizio 1900). Dall'Archivio del Centro Fotografico Tifernate

Le origini delle Fiere di San Bartolomeo a Città di Castello sono antichissime. Alcuni documenti storici le fanno risalire addirittura a metà del 1500: presso l’Archivio storico comunale è conservato, a prova di questo, un documento del 1571 attestante il permesso concesso al comune tifernate dalla Camera Apostolica di tenere le fiere per il giorno di San Bartolomeo che si celebra il 24 agosto.

Il documento cita questo: “Aloysius cardinale Cornelius presbitero del titolo di San Marco e camerario di Santa Romana Chiesa, concede al comune di Città di Castello il permesso per poter tenere la fiera nel giorno di San Bartolomeo a patto che non succedano più tumulti come era accaduto in passato”.

Lo stesso archivio conserva anche due importanti editti, uno del 1751 e l’altro del 1752, con i quali Papa Pio V concedeva al comune l’attuazione delle Fiere di San Bartolomeo nel mese di agosto. Nel 1841, poi, la Fiera ebbe il privilegio di essere classificata, in via del tutto eccezionale, di “assegna”:  come scrive Enrico Fuselli nel numero 69 di  Pagine Altotiberine “ciò perché la stessa faceva seguito alle feste straordinarie per la canonizzazione di santa Veronica Giuliani, tenutesi nel mese precedente. (…) La concessione , disposta dal Tesoriere generale dello Stato Pontificio, comportava agevolazioni per i commercianti stranieri che vi sarebbero convenuti; in pratica, costoro non sarebbero stati tenuti all’immediato pagamento del dazio sulle merci che introducevano nello Stato Pontificio, ma solo su quelle effettivamente vendute. Le merci estere poterono in tale occasione essere spedite dagli interessati alla dogana di Città di Castello nei tre giorni di 16, 17 e 18 agosto immediatamente precedenti l’apertura della fiera che si sarebbe tenuta dal 19 agosto al 2 settembre”.

Alla Fiera di San Bartolomeo, poi, è da sempre collegata la tradizionale “tombola in piazza” e la mostra del bestiame che, dalle origini e fino alla seconda guerra mondiale circa, ha rappresentato uno dei momenti più importanti in vallata per la compravendita di animali da lavoro in un territorio quasi esclusivamente egemonizzato dall’agricoltura.

 Le numerose famiglie contadine  erano, nella maggior parte dei casi, famiglie mezzadrili e consumavano ciò che producevano, dividendo metà del raccolto con il proprietario del podere. La terra riusciva a dare sostentamento a tutti e la maggior parte della popolazione viveva e lavorava in campagna. 

Per comprendere meglio la situazione, si stima che fra ‘800 e ‘900 la distribuzione della popolazione in territorio tifernate fosse assolutamente disomogenea, con circa 6 mila abitanti in città e oltre 27 mila nelle campagne circostanti. Fino agli anni ’30 e ’40 del ‘900 (fino a quando, quindi, non prese avviò un lento, ma costante, processo di meccanizzazione agricola) la campagna brulicava di vita e il “mezzo” da lavoro più importante era il bue da tiro, impiegato anche come mezzo di locomozione (a tirare la cosiddetta “treggia”).

Per le famiglie mezzadrili l’annuale mostra del bestiame, che si svolgeva nella zona compresa fra i Frontoni, ponte del Tevere e porta Prato, rappresentava un momento importantissimo non soltanto per vendere e acquistare capi di bestiame, ma anche per rifornirsi alla Fiera di tutti quei generi che difficilmente venivano acquistati nel quotidiano. Città di Castello in quei giorni di agosto diventava il centro degli scambi commerciali fra la campagna e la città, attirando persone da tutto il territorio circostante (soprattutto dalla zona dell’Appennino umbro marchigiano e dalla vicina Toscana).

Oggi la mostra del bestiame ha perso il suo carattere principalmente commerciale, ma mantiene ancora in sé quel sapore di tradizione e storia locale.

 

Si ringrazia Alvaro Tacchini per la gentile collaborazione. Immagini della Fototeca Tifernate.

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