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Streetfood, Cattive Premesse e Eventi a Rischio nel 2020 La ricetta di strada: diversificazione aspettando la ripresa

Per il settore ristorazione ambulante e eventi a tema street food il lock down non è finito ma l’Associazione Streetfood si fa paladina per la causa, ovvero fa comunicazione riguardo ad azioni di sensibilizzazione nei confronti di Governo e istituzioni locali.

È stato un successo, sperato ma inaspettato, quello della diretta streaming sulla pagina Facebook istituzionale dell’Associazione Streetfood tenutasi venerdì 22 maggio e che ha coinvolto due figure chiave per dare risposte ai tanti quesiti che dal lock down per l’emergenza COVID19 iniziato a Marzo si stanno ponendo a livello regionale ma anche nazionale e senza dubbio anche mondiale. Si parla di oltre 2mila visualizzazioni e quasi  7 mila profili raggiunti sui social nell’arco di ventiquattro ore su pagina Facebook “Streetfood Italia”, con Lucia de Robertis: vice presidente del Consiglio di Regione Toscana e Marcello Comanducci Assessore alle attività produttive, Turismo e Grandi Eventi del  Comune di Arezzo, moderata dal Presidente dell’Associazione No Profit Massimiliano Ricciarini.

Entrambi gli interlocutori, volti al bene comune e a una ripresa economica e sociale a livello comunale e regionale hanno esposto per propria competenza territoriale la situazione attuale e le prospettive, ovvero in senso figurato “la luce in fondo al tunnel”. Si sono resi disponibili per fare tutto quanto è in loro potere per il bene e la “vita aziendale” delle attività di somministrazione e per gli organizzatori di eventi a tema streetfood, categorie a tutti gli effetti indipendenti dai mercati e dagli ambulanti detentori di posti fuori mercato o decennali che già sono stati protagonisti di sommosse e flash mob per il varo della direttiva Bolkenstein.

«La fretta è cattiva consigliera. Guardatevi intorno – dichiara il Presidente dell’Associazione Nazionale Streetfood Massimiliano Ricciarini agli operatori del settore – date nuova struttura alla vostra attività e garantitevi alternative di lavoro in attesa che gli eventi di successo, da noi organizzati da dieci anni a questa parte, possano un giorno tornare ad essere organizzati con le caratteristiche che li contraddistinguono. Chi vuole investire adesso nel settore sicuramente darebbe un segno positivo ma nel proprio interesse aspetti”.

“Distanza sociale non è amica degli eventi – conclude Ricciarini – così come ulteriori costi per adempimenti alle normative anti-covid oltre alle già note voci di spesa per safety e security. Se prima sui social il pubblico si lamentava per gli alti costi dei cibi adesso si rischia che un arancino arrivi a costare quanto un risotto al tartufo bianco e champagne.

Ai colleghi e concorrenti organizzatori suggerisco di non dare false speranze nell’impegno “per la causa” e in futura fase di ripresa meno spregiudicatezza. Create un vostro format senza inflazionare il tema e il nome streetfood già a rischio a fine 2019, senza pestarsi i piedi a vicenda e senza pensare solo al proprio “giardino”.

I numeri dello Streetfood ai tempi del Coronavirus – Secondo Union Camere sono 180mila le attività di commercio al dettaglio in area pubblica in Italia di cui il 18,5% della somministrazione cibi e bevande. Di quest’ultimo gruppo 3,5mila sono su autonegozio oggi definito food truck e 20mila su gazebo. Dall’inizio del lock down il mancato fatturato di queste aziende si aggira tra i 5mila e le 20mila euro al mese a seconda della struttura dell’impresa. Secondo dati riportati dal Sole 24Ore a seguito di indagine Infocamere e Unioncamere si registrano 30mila imprese in meno nel primo trimestre 2020, contro un calo di 21mila nello stesso trimestre del 2019. I settori di appartenenza degli ambulanti alimentari sono principalmente il commercio, al primo posto con circa 1,5 milioni nel primo trimestre e al quarto posto la ristorazione (dato condiviso con le attività di ristorazione in sede fissa) con oltre 450mila chiusure. Tra i risvolti tragici si sono registrati circa 20 decessi per suicidio dovuti alla disperazione di persone sicuramente più fragili che non hanno retto agli effetti della crisi nelle proprie attività.

Streetfood Village, un modello nazionale. Il format ideato da Massimiliano Ricciarini con Associazione Streetfood è stato di ispirazione se non addirittura emulato in toto da sempre più numerose realtà emergenti organizzatrici di eventi sullo stesso tema indicativamente dal 2014 ad oggi. Realtà più o meno improvvisate hanno ampliato e potenziato inevitabilmente l’indotto. Una rete sempre più fitta di aziende del settore ha portato flussi di persone in numerose città italiane, attivando così la conoscenza del territorio, gli acquisti presso i negozi locali sia di prodotti agroalimentari tradizionali che di altre merceologie. Gli hotel hanno ospitato sia gli operatori partecipanti che i visitatori provenienti da varie parti d’Italia che hanno così acceduto a ristoranti, pizzerie, bar ed enoteche locali con indubbio beneficio economico.


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