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Appalti truccati nelle Marche: 8 arrestati, tra cui un valtiberino

Giro di tangenti per interventi lungo i fiumi: ai domiciliari un imprenditore di Badia Tedalda

C’è anche un imprenditore della provincia di Arezzo, precisamente del comune montano di Badia Tedalda, tra le 7 persone finite agli arresti domiciliari a seguito delle misure cautelari disposte dal gip del Tribunale di Ancona nell’ambito dell’indagine condotta dai Carabinieri Forestali e coordinata dalla Procura della Repubblica circa un caso di corruzione che ha coinvolto un funzionario della Regione Marche.

L’inchiesta ha portato anche all’arresto del dipendente dell’Ente, ora in carcere, e riguarda un presunto giro di tangenti per pilotare le gare di appalto e affidamenti di lavori della Regione (ex Genio civile), per interventi lungo i fiumi relativi a manutenzione idraulica con tagli di vegetazione per ricavare biomasse combustibili.

In totale sono 24 le persone indagate a vario titolo per corruzione, turbativa d’asta, truffa aggravata ai danni della Regione Marche, falso documentale e rivelazione di segreti d’ufficio da parte di pubblico ufficiale. Perquisiti 26 siti, tra sedi di società, un ufficio della Regione a Pesaro, e 15 abitazioni.

Stando alla nota trasmessa dall’Arma dei Carabinieri, “Le indagini sono iniziate nel 2021 a seguito di una serie di attività investigative condotte dai Carabinieri Forestali di Ancona e Ascoli Piceno che avevano denunciato presso le competenti Procure l’esecuzione di alcuni interventi sui fiumi per finalità di contrasto al rischio idraulico e al dissesto idrogeologico, compresi ingenti tagli della vegetazione ripariate, in spregio alle normative paesaggistiche ed ambientali”.

Secondo i Carabinieri Forestali, ipotesi poi confermate anche dai consulenti della Procura di Ancona, “gli interventi avevano pregiudicato in modo sostanziale la salubrità degli ecosistemi fluviali al solo fine di ricavare massimi profitti dalla commercializzazione del materiale legnoso prodotto dagli interventi”.

Le analisi organiche delle informative di reato presentate nelle diverse province ha poi consentito alla Procura di Ancona di iniziare un’attività investigativa più incisiva che ha portato ad ipotizzare “un sistema consolidato di ‘favori e tangenti’, orientato a condizionare gli esiti delle gare di affidamento dei lavori lungo i fiumi marchigiani da parte della Regione”.

“Le complesse indagini hanno portato ad ipotizzare turbative e corruzione in almeno 5 lavori pubblici appaltati dalla Regione, dei quali due in provincia di Ancona, due in provincia di Pesaro Urbino ed uno in provincia di Ascoli Piceno, per un importo complessivo superiore a 1,2 milioni di euro – spiegano i Carabinieri – In particolare il funzionario arrestato, anche con la collaborazione di altri due colleghi non indagati per corruzione bensì a diverso titolo per falso e rivelazione di segreti d’ufficio, si sarebbe adoperato per favorire le imprese ‘amiche’, condizionando gli esiti delle gare attraverso rivelazione di informazioni riservate”.

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