Sono scattati gli arresti domiciliari per Cristian Goracci, ex amministratore di Sogepu e attualmente direttore generale di una società mista a capitale pubblico e privato, e Antonio Granieri, amministratore della Ece (ex Ecocave), Srl con sede a Perugia, società tutte operanti nel settore del trasporto e raccolta di rifiuti urbani.
Come confermato dalla Procura di Perugia in una nota diffusa questa mattina, i finanzieri del Comando Provinciale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo umbro. Nel comunicato si spiega come le indagini sugli appalti nel settore dei rifiuti abbiano avuto origine a seguito di una denuncia anonima nella quale si riferiva in modo abbastanza preciso di episodi di corruzione tra società operanti nel settore di pubblica utilità e la società pubblica di cui erano soci i comuni della zona altotiberina.
“Come è capitato in altre occasioni, l’indagine ha preso avvio da una denuncia anonima – spiega la Procura – particolarmente dettagliata ed informata, evidentemente proveniente da soggetto a diretta conoscenza delle vicende riguardanti gli appalti nel settore dei rifiuti, che non aveva avuto probabilmente il coraggio di esporsi pubblicamente. Nell’atto, si riferiva in modo abbastanza preciso di rapporti di natura corruttiva tra le società, menzionando la corresponsione di “tangenti” in cambio di acquisti o “commesse”.”
La segnalazione ha dunque rappresentato lo spunto per l’avvio delle indagini che in una prima fase si sono concentrate sull’attività dell’ex amministratore unico della società pubblica. Dai primi accertamenti emergeva, in particolare, come Goracci a latere della sua attività nella società “svolgesse attività di consulenze, particolarmente ben retribuite, a favore di societă private che ricevevano appalti e commesse dalla società pubblica”.
Il comunicato della Procura sottolinea inoltre come “L’amministratore in questione pur essendo molto ben inserito nel tessuto politico, sociale ed economico della zona di Città di Castello, vantando frequentazioni con numerosi esponenti della politica locale ma anche in vari contesti ed organizzazioni non solo locali, ed avendo un tenore di vita particolarmente alto, non aveva alcuno specifico titolo di studio che gli consentisse di svolgere attività di consulenza che, del resto, non faceva per nessun altro che non fossero i clienti della società pubblica.”
Le approfondite indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia, hanno visto inoltre una serie di intercettazioni mirate e di articolate analisi della documentazione e dei cellulari acquisiti nel corso delle perquisizioni. Le attenzioni delle Fiamme Gialle si sono particolarmente concentrate sulla “ricezione di somme di denaro per oltre 750.000 euro, per consulenze fatturate ma che non vi erano mai state effettivamente e che secondo la prospettazione dell’accusa sarebbero la remunerazione per la messa a disposizione delle proprie funzioni; per tale ragione oltre alla contestazione di corruzione sono contestate le fattispecie di emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti”.
A fronte dell’indebito pagamento, secondo la tesi dell’accusa, Goracci avrebbe pertanto “agevolato la partecipazione e l’aggiudicazione alla citata società con sede in Perugia del bando di gara per l’affidamento in concessione del servizio pubblico locale di gestione integrata dei rifiuti urbani per i comuni dell’Alta Valle del Tevere”.
L’appalto per la gestione dei rifiuti in Altotevere
Più nel dettaglio, l’appalto in questione era stato promosso dall’A.T.I. 1 (Ambito territoriale integrato 1), ed aveva ad oggetto l’affidamento in concessione del servizio pubblico locale di gestione integrata dei rifiuti urbani nei territori dei Comuni di Citerna, Città di Castello, Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Scheggia e Pascelupo, Sigillo ed Umbertide, per un periodo di 15 anni a decorrere dal 2023 e per un importo complessivo particolarmente ingente, di oltre 350 milioni di euro.
“Scambi corruttivi – scrive la Procura di Perugia – sono stati ritenuti integrati in relazione ad un’ulteriore vicenda, laddove il medesimo amministratore pro tempore della Spa aveva selezionato, in violazione del principio di rotazione degli appalti (c.d. “sottosoglia” comunitaria), una S.r.l. anch’essa con sede in Città di Castello ed esercente l’attività di “lavori di meccanica generale”, quale ditta fornitrice di cestini per rifiuti. L’importo della commessa, in questo caso era di circa 300mila euro e, quale contropartita, l’amministratore avrebbe ricevuto circa 36mila euro quale compenso di prestazioni di consulenza non eseguite e fatturate attraverso fittizia documentazione fiscale.”
L’interrogatorio preventivo secondo la “Legge Nordio”
A seguito di richiesta di misura cautelare personale avanzata da questo ufficio, in data 19 settembre 2024, in aderenza a quanto disciplinato dalla Legge 9 agosto 2024 n. 114 c.d. “Legge Nordio”, il G.i.p. di Perugia ha effettuato l’interrogatorio preventivo degli indagati all’esito del quale, ritenendo “concreto il pericolo di reiterazione del reato”, ha disposto l’adozione della misura cautelare domiciliare nei confronti dei due amministratori, condividendo la ricostruzione della vicenda prospettata dall’ufficio.
“Originariamente la richiesta di misura cautelare era stata richiesta anche per l’amministratore della società fornitrice dei cestini per i rifiuti – ricorda infine la Procura – ma a seguito dell’interrogatorio preventivo, avendo l’indagato dimostrato di aver dismesso le cariche sociali ed avendo anticipato la volontà di definire il procedimento con riti alternativi, l’ufficio ha rinunciato alla richiesta cautelare.”