Un fatto di cronaca avvenuto di recente a Sansepolcro – e brillantemente risolto dai carabinieri con tre denunce – sul quale è opportuno fare riflessioni da ritenere importanti. Partiamo dunque da quanto successo lo scorso 7 marzo: una telefonata allarmante e strappalacrime inscenata da finti carabinieri aveva avvertito gli anziani presenti in casa (si tratta di un noto medico in pensione residente nella città biturgense e della moglie) che il proprio figlio aveva causato un grave incidente stradale e che pertanto era stato trattenuto in caserma. I danni provocati, a dire dell’interlocutore, che spesso si presenta come maresciallo, sarebbero stati gravissimi e avrebbero addirittura coinvolto una donna incinta, che stava per perdere il bambino. Ma era stata proposta una soluzione: la cauzione. Infatti, con diverse migliaia di euro – solitamente 10mila – il figlio trattenuto avrebbe potuto essere liberato e, in assenza di denaro liquido, anche gioielli, orologi e quant’altro di valore sarebbero andati bene.
L’anziano contattato era andato nel panico, con il pensiero rivolto al figlio ammanettato: la priorità era ora quella di trovare la somma richiesta dal falso carabiniere. Solo dopo aver consegnato i gioielli per un valore di 50mila euro e contattato il figlio, il medico e la moglie avevano realizzato di essere stati raggirati, come puntualmente avviene in casi del genere. Dopo aver ricevuto la segnalazione dell’avvenuta truffa, i carabinieri – quelli veri – con un lungo lavoro certosino durato molte lunghe ore sono riusciti ad analizzare tutto il traffico veicolare ripreso dalle telecamere della videosorveglianza urbana, setacciando ed eliminando le auto che in quella fascia oraria erano transitate ma che ritenevano non essere utili alle indagini.
I dati sono stati poi incrociati con quelli delle telecamere e dei passaggi veicolari registrati lungo le autostrade. Restringendo sempre più il cerchio, era così rimasto un unico veicolo che era stato fermato da un’altra pattuglia, con identificazione di tre soggetti le cui fotografie sono state sottoposte alle vittime della truffa, che li hanno immediatamente riconosciuti senza ombra di dubbio e quindi denunciati alla magistratura. I tre denunciati provengono dal Napoletano, hanno un’età compresa fra i 30 e i 35 anni e due di essi hanno precedenti alle spalle. Dei preziosi portati via ancora nessuna notizia.
Alla luce di questo episodio, due i fattori salienti che emergono. Il primo è un accorato consiglio: i carabinieri ricordano che nel sistema penale italiano non esiste alcun tipo di cauzione da essi richiesta per la liberazione di persone in arresto, ragion per cui invitano a non prendere per buono quanto si vede sui film americani, poiché oltreoceano è prevista. “Se poi vi sono incontri organizzati dall’Arma aventi per argomento proprio le truffe ai danni degli anziani, sarebbe auspicabile – ricordano gli stessi carabinieri – una partecipazione maggiore da parte dei diretti interessati, che potrebbero quindi farsi trovare più preparati davanti a tentativi del genere; invece, la loro presenza è finora risultata molto latitante”.
In secondo luogo, se ancora qualcuno non lo avesse capito, la videosorveglianza sta esercitando un ruolo chiave per la soluzione dei casi di cronaca. I sistemi di lettura targhe, i raffronti incrociati e altre testimonianze fornite dalle immagini hanno permesso di arrivare in più di una circostanza a scoprire i malviventi di turno e questo dei finti carabinieri è stato soltanto l’ultimo episodio di una serie che ha compreso furti e altri reati di vario genere; alcune volte, una intercettazione tempestiva li ha scongiurati nel loro verificarsi. Anche a Sansepolcro, in più di una circostanza l’occhio della telecamera ha fornito un valido supporto al compito degli investigatori ed è noto che una efficiente rete di videosorveglianza si trasformi alla lunga in strumento deterrente per chi abbia intenzioni non in sintonia con la legalità.