“La cosa che mi commuove è che, dopo tanti anni, Venanzio Gabriotti non sia stato assorbito dal simbolo, che rimanga ancora viva la sua tempra umana, di persona”: a dirlo è Federico Ciliberti, uno dei nipoti dell’eroe tifernate, di cui oggi è stato celebrato il 73° anniversario della fucilazione da parte di un plotone di fascisti, avvenuta all’alba del 9 maggio 1944.
Giorni lontani e drammatici per Città di Castello che sarebbe stata liberata il 22 luglio di quello stesso anno e che per le giovanissime e giovani generazioni “si rispecchiano nelle guerre, purtroppo nel frattempo non debellate dal mondo, nelle ingiustizie e nella mancanza di democrazia o nella povertà e nella persecuzione politica che spinge tanti immigrati sulle nostre coste” commenta Alvaro Tacchini, presidente dell’Istituto di storia politica e sociale “Venanzio Gabriotti”, attualizzando, a margine della premiazione nella Sala del Consiglio comunale, il tema del concorso diretto alle scuole incentrato sul ritorno alla normalità dopo la fine della guerra. “Siamo molto soddisfatti. Gli elaborati erano di grande qualità, per cui niente classifiche ma solo citazioni a riconoscimento del merito alla quarta classe della scuola primaria di San Secondo con l’insegnante Barbara Bacchi, alla quarta classe di La Tina e la quarta di Pieve delle Rose con le insegnanti Sabina Serroni, Paola Milli, Simonetta Bricca e Catia Piccioni, l’oratorio San Giovanni Bosco con i docenti Lucia Briganti, Anna Bocciolesi, Pina Giogli e Antonella Lignani, il gruppo di tre allievi del Centro di formazione Bufalini con l’insegnante Alba Bianconi”. Per il secondo anno consecutivo e grazie all’impegno di chi ha creduto in questo incontro, il consigliere comunale Vittorio Massetti, era presente anche una delegazione di Giustino, comune del Trentino in cui Gabriotti fu di stanza come ufficiale durante la Prima Guerra Mondiale e in cui la sua opera a favore delle popolazioni fu così apprezzata da intitolargli la scuola del paese.
“Comune, il direttore del Circolo didattico, alcune insegnanti e i bambini della primaria che porta il nome del martire della Resistenza tifernate sono tornati a Città di Castello nel nome di Gabriotti, che continuerà ad essere il nostro trade unione anche in altri ambiti” ha dichiarato Joseph Masè, sindaco di Giustino . “Il 9 maggio è una data molto densa per il calendario civile italiano e a Città di Castello arricchisce il significato con la storia di Gabriotti, che è un esempio di virtù civile e umanità” ha aggiunto il vicesindaco Michele Bettarelli che ha presenziato a nome dell’Amministrazione sia durante la messa nella cappella dei Volontari della Libertà, officiata da don Giuseppe Tanzi, presso il monumento del Famedio e presso il cippo. “In nome di questi ideali abbiamo rinsaldato il legame con Giustino, la cui presenza dà più senso e prospettiva alle celebrazioni, perché coinvolge le scuole”. Sull’alfabeto civile e la pedagogia verso i nativi digitali si incentra il gemellaggio a cui stanno lavorando il dirigente del Primo Circolo Didattico “San Filippo” Massimo Belardinelli e il dirigente del Circolo “Val Rendena” Fabrizio Pizzini sotto cui ricade la primaria “Venanzio Gabriotti”.
I bambini sono stati protagonisti durante il ricordo presso il greto della Scatorbia, luogo del supplizio, con i canti del coro del Secondo Circolo Didattico “La Tina”. Qui Elia, a norme dei suoi coetanei, umbri e trentini, ha parlato di Gabriotti citando il suo motto, “Per un’idea si vive, per un’idea si muore”. Presenti anche l’onorevole Walter Verini e l’assessore regionale Fernanda Cecchini, Giuliano Forini, che a parlato a nome di Anpi, il presidente del Consiglio comunale Vincenzo Tofanelli, i consiglieri comunali Vincenzo Bucci, Nicola Morini e Giovanni Procelli, che ha suonato Il silenzio. Nella sala del consiglio i canti sono stati eseguiti dai bambini ospiti e dai bambini del primo circolo.