Oltre 60mila persone hanno visitato, nel biennio del lungo centenario, i musei e le mostre collaterali dedicate ad Alberto Burri. Nello specifico nel 2015 i biglietti strappati sono stati circa 32 mila: 13 mila a Palazzo Albizzini, 15 mila agli Ex Seccatoi del Tabacco e 3 mila alla mostra che venne allestita a Palazzo Vitelli di Sant’Egidio dal titolo “Au rendez-vous des amis”. Il 2016 è stato penalizzato dalla chiusura degli Ex Seccatoi del Tabacco, “nove mesi – ha spiegato il presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Bruno Corà – nel corso dei quali sono stati realizzati i lavori di ampliamento per ospitare la mostra ‘Materia e Forma’ inaugurata a settembre e conclusasi nei giorni scorsi”. Sono state 21 mila 392 le persone che hanno visitato la mostra conclusiva del Centenario in poco più di 3 mesi. Con i 4357 biglietti strappati a Palazzo Albizzini nel corso dell’anno e quelli alla collezione degli Ex Seccatoi il bilancio conclusivo del 2016 è di 28 mila 904 entrate. “Dati importanti – ha sottolineato Corà questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Albizzini proprio per stilare un bilancio di questo lungo Centenario – che superano gli obiettivi e i pronostici che due anni fa, quando abbiamo annunciato i progetti del Centenario, ci eravamo posti”.
Città di Castello è sempre più concretamente la capitale dell’arte contemporanea umbra: sono i numeri a decretarla tale. Tra i 200 musei in Umbria, quelli tifernati dedicati a Burri sono al primo posto per numero di visitatori tra i musei privati, terzi nella classifica che comprende anche i pubblici, dove spicca la Galleria Nazionale dell’Umbria, a Perugia, con circa 60mila presenze. Un altro primato importante caratterizza oggi i musei Burri: “Con l’apertura del terzo museo, dedicato alla Grafica, che verrà inaugurato in occasione del 102mo compleanno dell’artista, ovvero il 12 marzo, si potranno contare oltre 500 opere: – spiega Corà – con la metratura delle strutture a Città di Castello abbiamo il più grande museo al mondo dedicato ad un unico artista”. Il lungo Centenario ha centrato anche un altro importante obiettivo: Burri è ormai entrato a far parte dell’Olimpo dei più grandi artisti del ‘900, non solo per la critica, che già lo aveva decretato tale da decenni, ma anche per la gente comune. “Se la maggior parte dei visitatori sono arrivati in città da fuori, un 30 per cento circa sono stranieri, – ha spiegato Corà – se alla mostra di chiusura del Centenario sono arrivati pullman di studenti da tutta Italia, anche gli umbri e i tifernati hanno voluto fare il loro ingresso nei musei e nelle esposizioni scoprendo finalmente l’arte di Burri e decretandolo un vero Artista”. Un’operazione importante che è stata lodata da numerose riviste di settore e che sarà oltremodo valorizzata nel numero di febbraio della celebre rivista “Domus“: “Il direttore ha contattato la Fondazione – ha annunciato Corà – definendo ciò che è avvenuto a Città di Castello nel corso del Centenario come uno dei fenomeni di punta per trainare l’Italia fuori dall’immobilismo.
L’essere riusciti a coniugare l’artista, la sua arte, con la città che ospita le sue opere, riqualificando gli spazi espositivi e richiamando visitatori anche per altre caratteristiche locali, come la buona cucina, l’arte rinascimentale, le bellezze paesaggistiche, secondo la rivista, sono elementi da prendere ad esempio per ripartire, perché la cultura porta economia, con essa si fa politica e si sviluppa il mondo sociale. La cultura è vita”. Il sindaco Luciano Bacchetta si è definito più che soddisfatto per l’operato della Fondazione ed ha voluto sottolineare che “tutto ciò che è stato fatto in questi due anni è stato finanziato esclusivamente dalla Fondazione: il Comune non ha versato un euro – ha specificato – ha semplicemente supportato ogni singola iniziativa. Come amministrazione – ha proseguito il primo cittadino – abbiamo creduto ai progetti ed abbiamo investito in relazioni. E’ stato compiuto un importante ed enorme lavoro: il Centenario ci lascia ora un’eredità da saper sfruttare ancora meglio: il terzo museo, quello della grafica. Con l’apertura di questo nuovo museo l’Umbria non può più negare a Città di Castello il ruolo di capitale dell’arte contemporanea e la Regione dovrà esserci vicina in questa trasformazione che è in atto”. Alberto Burri ormai non è più solamente un nome che si può leggere in un libro di arte, apprezzato da una nicchia di studiosi: è entrato nella mente dei suoi concittadini, forse il pubblico più difficile da convincere, come un vero Artista, “è bello sentire la gente di piazza – ha concluso il sindaco – parlare di quest’artista con un pizzico di orgoglio, perché è proprio grazie alla sua arte, e al lavoro svolto dalla sua Fondazione, che la città è diventata famosa nel mondo”.