“Storie e memorie del confine orientale” è il titolo della giornata di studi che si è tenuta sabato a Sansepolcro presso la biblioteca dell’ITE Luca Pacioli. L’iniziativa, organizzata dal Museo della Resistenza, era finalizzata ad approfondire da un punto di vista di indagine e di riflessione storica quanto avvenuto nella zona dell’Alto Adriatico, che la Repubblica italiana celebra con il Giorno del Ricordo: “L’obiettivo è che si diffonda la consapevolezza di ricorrenze come questa in una lettura che non si limiti a celebrazioni del tutto esteriori, spesso costruite secondo criteri molto discutibili”, ha spiegato la professoressa Patrizia Fabbroni, moderatrice del dibattito e presidente dell’Anpi di Sansepolcro.
Gli interventi dei relatori hanno posto l’accento sulla necessità di “evitare banalizzazioni e strumentalizzazioni – come ha detto lo storico Claudio Vercelli – contestualizzando cosa furono l’Italia e l’Europa in quegli anni di guerra e cosa questo comportò sia per gli italiani sia per i popoli europei dentro un’immane carneficina”. “Dobbiamo contrastare – ha ribadito la professoressa Luciana Rocchi – un modello di approccio che trascina un tema così complesso da una parte e dell’altra, rivestendolo quindi di politica. Il nostro modo – ha spiegato – dev’essere quello di cercare la conoscenza storica ispirandoci alla passione per l’uomo, all’empatia verso le sofferenze dei profughi e di chi ha subito violenze, come di coloro che hanno subito l’internamento fascista e le politiche di spersonalizzazione e snazionalizzazione imposte agli slavi”.
Il tema, come ha ricordato il presidente del Museo e Biblioteca della Resistenza Stefano Milani, è particolarmente legato a Sansepolcro e in Valtiberina, che ospitano nel proprio territorio il Sacrario degli Slavi e il Giardino della Memoria realizzato nel luogo dove sorse il campo di internamento fascista di Renicci di Anghiari.
