Nel mondo dell’arte contemporanea questo è davvero un caso a parte: parliamo della riscoperta dell’opera creativa di Renzo Scopa, artista marchigiano di nascita ma tifernate di adozione, persona estremamente schiva e riservata, che in vita non espose mai pubblicamente le sue opere pittoriche né pubblicò i suoi scritti.
Dopo la sua morte ci ha pensato il figlio, Saulo Scopa, a far conoscere e valorizzare l’opera del padre, rivelatosi così al pubblico e alla critica come un autore di grande interesse, di autentica vena poetica, di notevolissima capacità di inventare e sperimentare in tecniche, soggetti e fonti d’ispirazione diversissimi fra loro. Dopo numerose mostre, performances e convegni in varie zone d’Italia, in Umbria innanzitutto, ecco ora una nuova tappa di questo percorso, questa volta alla Rocca Flea di Gualdo Tadino con la mostra antologica “Mondo dipinto”.
In un suggestivo allestimento le opere di Scopa dialogano così con quelle di artisti quali Matteo da Gualdo, Niccolò Liberatore e Antonio da Fabriano. L’esposizione conferma alcune caratteristiche fondamentali dell’artista marchigiano: il suo fervore religioso, l’anima panteista e la fascinazione della natura, la versatilità in varie tecniche pittoriche, a cominciare da quella del dripping: Scopa seminava il colore col pennello e costruiva le immagini coniugando la tecnica pittorica dell’action painting con l’arte figurativa che rimaneva comunque alla base della sua formazione. La mostra resta visibile fino al 4 novembre prossimo. Da vedere senz’altro.