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Sansepolcro e i suoi corsi d’acqua durante i secoli

Raffronti cartografici su come è cambiata l’idrografia locale

Pianta fatta per servizio del Fiume Tevere questo dì 27 di febbraio 1634 in Fiorenza. Archivio di Stato di Firenze, reperita dalla sezione di cartografia storica della Regione Toscana.

Oltre che sulla sponda destra del Tevere, in Valtiberina gli interventi antropici sul reticolo idrografico sono facilmente visibili anche sulla porzione di territorio che dai rilievi settentrionali digrada verso il fiume. In particolare, attingendo a due piante reperite dalla sezione di cartografia storica della Regione Toscana e ad un’ortofotocarta attuale, si può notare quanto il corso di alcuni torrenti e rii, compresi tra l’area del centro storico e il vecchio ponte del Tevere, sia cambiato durante i secoli.

Da una prima carta del 1634 (“Pianta fatta per servizio del Fiume Tevere questo dì 27 di febbraio 1634 in Fiorenza”) si può apprendere che il torrente Fiumicello in seguito ad una probabile esondazione aveva praticamente abbandonato il suo letto per riversarsi nei terreni coltivati e sulla strada maestra che collegava Sansepolcro con il ponte sul Tevere (visibile con le sue numerose arcature). Quasi certamente la rappresentazione cartografica fu realizzata proprio per illustrare la condizione dell’area in seguito agli allagamenti, con l’indicazione di una nuova strada provvisoria che nacque, come si legge ingrandendo, per raggiungere i poderi (“Strada fatta da viandanti per li poderi di più particholari, mediante la strada maestra doventata fiume”). Oltre a questo subito sopra, dove il torrente si divide in vari rami, si può leggere, capovolgendo la carta, che molti terreni per l’occasione erano diventati “renai” (“Terreni doventati renai dal acqua del Fiumicello”).

Dettaglio della Pianta fatta per servizio del Fiume Tevere questo dì 27 di febbraio 1634 in Fiorenza

Si noti, tra l’altro, che il corso del Fiumicello era diverso da quello odierno: oggi il torrente si immette nel Tevere nei pressi del vecchio ponte, mentre quattro secoli fa lo stesso raggiungeva il fiume più a valle. In effetti, osservando la carta del 1815 (“Pianta topografica dell’adiacenze imposte al Torrente Petreto”) si vede come questo fosse precedentemente ricondotto, come tributario, in un altro corso d’acqua della zona: il Petreto, che scendeva a valle lambendo la parte alta dell’attuale omonima via.

Pianta  topografica dell'adiacenze imposte al Torrente Petreto, settembre 1815. Archivio di Stato di Arezzo, reperita dalla sezione di cartografia storica della Regione Toscana

Nella parte superiore della pianta il letto del Fiumicello è indicato però come “vecchio” (si veda la linea blu tratteggiata) e senza la colorazione azzurra; non a caso in questa rappresentazione cartografica il torrente chiude la sezione alta prima del riquadro e si va ad immettere nel Tevere nello stesso punto in cui vi confluisce oggi. Questo significa che tra la prima e la seconda carta il corso del Fiumicello è cambiato almeno tre volte.

Petreto 2021

L’altro dato che si evince nitidamente raffrontando la carta del 1815 con la situazione odierna è che anche il corso del Petreto è cambiato notevolmente dato che questo è stato per buona parte interrato tramite tombatura. Un confronto con la recente ortofotocarta del 2021 dimostra (nonostante il diverso allineamento rispetto al nord geografico) che fino al punto di confluenza del Petreto con l’Infernaccio nei pressi del cimitero urbano l’assetto idrografico non ha, negli ultimi duecento anni, subito particolari cambiamenti. Dal cimitero in poi, però, i due torrenti scompaiono, lasciando spazio ad edifici, strade ed altre infrastrutture. Tuttavia, nonostante in questa porzione di territorio oggi non ci siano più indicazioni idrografiche, l’orientamento di alcune strade, dei due campi sportivi (quello dello stadio Buitoni e quello dell’Antistadio), così come alcune le lievi ombrature provocate dalle leggere differenze altimetriche, sembrano disegnare una trattoria che in gran parte coincide proprio con quella, indicata nella carta del 1815, del precedente corso del Petreto; l’ombra tenue di una storia che ha modellato il territorio in cui viviamo.

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