L’economista Stefano Zamagni è stato ospite a Sansepolcro dell’incontro dedicato a “Le regole del bene comune e l’autonomia delle imprese”, che si è svolto nell’ambito del Festival dei Cammini di Francesco. La tavola rotonda, moderata dal vicepresidente di Fondazione Progetto Valtiberina Massimo Mercati, ha visto inoltre la partecipazione di Luigino Bruni, che proprio con Zamagni è considerato uno dei principali teorici dell’economia civile in Italia.
Al centro del dibattito il rapporto fra libertà e regole, che Zamagni ha definito “una sfida formidabile”. L’economista riminese ha colto l’occasione per chiarire a questo proposito che “le regole dipendono dal concetto di libertà che si sceglie”, distinguendo fra “libertà da, libertà di e libertà per”.
Il pensiero liberista e quello personalista
“La libertà dai vincoli, da tutto ciò che impedisce di praticare il libero arbitrio, è tipica della matrice liberale. Se uno sposa questa concezione di libertà arriverà a concepire regole di un certo tipo, che impediscono a ciascuno di portare danno agli altri”, ha spiegato Zamagni. “Se si adotta invece la concezione della libertà di esprimere il proprio potenziale di vita, la libertà di fiorire, allora non basta più togliere i vincoli sociali, economici, psicologici”, ma “bisogna agire su quelle che Amartya Sen tanti anni fa chiamò capacitazioni”.
“Il pensiero liberista si limita alla prima concezione”, ha argomentato Zamagni. “Se uno fa invece un passo avanti, e questa è la posizione di chi si riconosce nel pensiero personalista, introduce altre regole. Il welfare state è nato sulla base di questa idea”.
“La posizione più forte di libertà”
“Infine – ha proseguito il relatore – c’è la libertà per, ovvero dare la possibilità di perseguire il fine ultimo che ognuno per scelta propria intende raggiungere. Questa è la posizione più forte di libertà, che include le altre due e che è fatta propria dall’economia civile. Proprio su questo punto l’economia civile si differenzia dal paradigma dell’economia politica. È la differenza – ha sintetizzato Zamagni – fra essere liberi di scegliere ed essere liberi di poter scegliere”.
“Trasformare e non riformare”
“La prospettiva che si coltiva – ha detto ancora l’economista – è quella di trasformare pezzi della realtà attuale, non semplicemente di riformarli. Bisogna che si dica una parola di chiarimento in questo Paese: le riforme sono privilegiate da chi è conservatore, perché ri-formare vuol dire dare nuova forma a qualcosa che rimane immutato. Quello che occorre fare è invece trasformare quei pezzi della realtà socio-economica che impediscono, per un motivo o per l’altro, la piena realizzazione della libertà per”.
“In Italia nessuno vuole mai parlare di queste cose”, ha commentato Zamagni. “Questo è un Paese molto strano perché chi politicamente si qualifica di sinistra si chiama riformista, senza rendersi conto che non puoi essere riformista se ti definisci di sinistra. Sono i conservatori che sono riformisti, perché per conservare un nucleo devono cambiare le forme”, ha ribadito.
Al contrario, “il progetto che l’economia civile sta portando avanti è basato su una strategia trasformazionale: si tratta di trasformare interi pezzi della realtà attuale” che possono essere “obsoleti o non in grado di sciogliere i nodi che la realtà ci pone di fronte. È possibile, però bisogna volerlo”, ha concluso.
Il video integrale dell’incontro è disponibile nel canale YouTube di TTV.