La parola passa alle urne; o meglio, ai poco più di 701mila elettori dislocati in tutto il territorio, che dovranno decidere chi governerà la Regione dell’Umbria per i prossimi cinque anni, quindi il presidente (o la presidente) e i 20 componenti del consiglio, chiamato assemblea regionale. C’è tempo oggi, domenica 17 novembre, dalle 7 alle 23 e lunedì 18 dalle 7 alle 15, poi prenderà il via la classica “non stop” che ci condurrà fino alla fine dello spoglio delle schede, che TTV.it seguirà in costante aggiornamento come già avvenuto in occasione delle precedenti consultazioni.
Un esito molto atteso, dopo il “ribaltone” dell’autunno 2019, che per la prima volta ha visto il centrodestra al timone del “cuore verde d’Italia”. Donatella Tesei, presidente uscente riproposta da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Udc, Alternativa Popolare e liste civiche, ha per diretta avversaria Stefania Proietti, sindaco di Assisi e presidente della Provincia di Perugia, che è riuscita a compattare il campo largo del centrosinistra (determinante in giugno per la vittoria delle comunali a Perugia). Queste le “primedonne” di una sfida che comunque è a nove, perché alla carica di presidente ambiscono altri sette candidati: Marco Rizzo, che ricordiamo come leader dei Comunisti Italiani e i vari Giuseppe Paolone, Martina Leonardi, Elia Francesco Fiorini, Giuseppe Tritto, Fabrizio Pignalberi e Moreno Pasquinelli, che rappresenta il cosiddetto “Fronte del Dissenso”. Collegati a loro, 457 candidati in totale alla carica di consigliere, dei quali 28 (il 6%), provengono dagli otto Comuni dell’Altotevere.
Anche la politica nazionale ha focalizzato l’attenzione sulle regionali in Umbria, dal momento che l’incertezza è tanta. Non solo: comunque vada, sapremo subito chi sarà eletto, nel senso che non vi sarà un secondo turno e che il meccanismo ricalca nelle linee principali quello che vige per i Comuni sotto i 15mila abitanti, per cui chi fra i nove candidati prenderà più voti sarà eletto presidente. Non si dovranno raggiungere soglie, è la classica situazione nella quale per governare basterà prendere anche un consenso in più. Appropriata o meno che sia, questa è la regola: alla coalizione vincente spetteranno 12 seggi (più quello riservato al presidente) e le perdenti si spartiranno i restanti 8.
Avvertenza particolare per gli elettori: non è valido il voto disgiunto, per cui se si accorda la preferenza a un candidato presidente, poi occorre indicare un altro candidato pescato all’interno delle liste che lo supportano. Ed è ammesso indicarne anche due, purchè siano un uomo e una donna, altrimenti varrà soltanto il primo dei due scritti nella scheda. In ultimo, vista la crescente disaffezione dei cittadini verso la politica, un occhio sempre maggiore di riguardo – anche nelle analisi politiche del voto – viene dato alla percentuale di affluenza, che nel 2019 era stata del 64,69%; come dire che quasi due umbri su tre avevano espletato il diritto-dovere di recarsi alle urne. Mantenerla non sarebbe male, anche se appare difficile, considerando i tempi.
Concludiamo ricordando che dal 2000 a oggi la Regione dell’Umbria ha avuto sempre presidenti donne: Maria Rita Lorenzetti, Catiuscia Marini e in ultimo Donatella Tesei, salvo la breve parentesi di Fabio Paparelli dal maggio all’11 novembre 2019, quando la presidente Marini si era dimessa a seguito dello scandalo di Sanitopoli.