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E78, spiragli di luce dal tunnel della Guinza?

Aspettando l’avvio dei lavori, l’Alta Valle del Tevere continua a pagare cari i ritardi causati dalle diatribe politiche di vent’anni fa. Le tappe di una vicenda annosa e complessa

Dagli archivi di TTV: i lavori di realizzazione del tunnel della Guinza nel luglio 2001

L’annuncio dell’onorevole Riccardo Augusto Marchetti non può che essere una notizia positiva: lunedì 12 febbraio verranno consegnati i lavori che porteranno all’apertura della galleria della Guinza. Un pezzettino di E78 che avanza: dapprima, il tunnel (che ha una lunghezza – lo ricordiamo – di sei chilometri, tutti rettilinei) sarà percorso in un solo senso di marcia, poi in entrambi e poi si andrà alla realizzazione della seconda canna. Ovviamente, per poter percorrere la galleria, che permetterebbe di sbucare direttamente a Mercatello sul Metauro aggirando Bocca Trabaria, vi è la necessità di una viabilità adeguata per arrivarvi nella zona di Parnacciano, il che non è una questione secondaria.

Ciò premesso, qualcosa si è di nuovo mosso nella lunga storia legata alla superstrada dei Due Mari, o Grosseto-Fano che dir si voglia. Un’arteria già a posto nella parte iniziale – che arriva fino in pratica al confine fra la provincia di Siena e quella di Arezzo – e in quella finale, che dalla zona di Urbino porta diretta a Fano. Nel mezzo, vi sono soltanto il tratto Monte San Savino-San Zeno (aperto da oltre 40 anni) e quello fra Palazzo del Pero e Le Ville, aperto 16 anni fa. Mancano il collegamento fra Lucignano e Monte San Savino, il nodo di Olmo ad Arezzo, la parte compresa fra Le Ville e la Guinza e dall’uscita della galleria fino alla località marchigiana di Calmazzo.

Cantieri a intermittenza

Insomma, mancano diversi pezzi di una strada di grande comunicazione trasversale partorita nella mente esattamente 60 anni fa (era il 1963), ma che all’atto pratico è ancora una grande incompiuta. Motivo? Le diatribe hanno avuto il sopravvento sulla concretezza. Soltanto per ciò che riguarda il tratto di 13 chilometri fra Palazzo del Pero e Le Ville, che pure è a posto, vi sarebbe da scrivere un libro: lavori partiti a inizio anni ’90 e subito sospesi per la rigida posizione degli ambientalisti (leggi Verdi) proprio quando l’imprenditoria aretina e della Valtiberina cominciava a pregustare la fine dell’isolamento a livello infrastrutturale con il resto della Toscana.

Un entusiasmo subito freddato anche da qualche politico molto scettico sui lavori della E78, che però alla fine sono andati avanti e nel luglio del 1998 ecco l’inaugurazione del brevissimo tratto da Molin Nuovo a Le Ville. Problemi legati alle aziende assegnatarie dell’appalto hanno ritardato di nove anni la conclusione degli altri lotti, ma nel dicembre del 2007 si è arrivati all’inaugurazione e adesso andare dalla Valtiberina ad Arezzo è senza dubbio più agevole. Se non altro, le insidie del ghiaccio sulla vecchia Senese Aretina e il problema dei tempi di percorrenza sono stati risolti.

Ambiente e battaglie politiche sul tracciato

Ma da tempo, anche allora, era in atto la battaglia per il tracciato sul versante altotiberino: Citerna contro Monterchi da una parte, San Giustino contro Città di Castello sull’altro. Ciò che stupiva era l’improvviso quanto totale ribaltamento del piano sul quale si teneva il confronto; per meglio dire, se fino a metà degli anni ’90 l’essersi garantiti il passaggio della quattro corsie sul proprio territorio era stata una mossa strategica e una vittoria politica, da quel momento in poi la ventata ambientalista aveva preso il sopravvento.

Sia chiaro: siamo i primi noi ad aver un rispetto sacro nei confronti dell’ambiente e a condannare gli scempi. Tuttavia, in quel periodo le logiche erano state ribaltate: la E78 rimaneva strategica, purchè passasse sul territorio altrui, quindi i sindaci avevano iniziato a combattere per l’obiettivo opposto. Monterchi non poteva sopportare che la E78 deturpasse un paesaggio a rischio per la legge Sarno, Citerna aveva la collina fragile per la realizzazione di un tunnel; anche San Giustino e Città di Castello avevano le loro buone ragioni per non trovare un accordo sul tracciato (chi lo voleva più a nord, chi più a sud) e intanto – era il 2001 – iniziavano i lavori di realizzazione di quella canna della Guinza che dopo 23 anni potrebbe finalmente diventare percorribile.

Dagli archivi di TTV: servizio del luglio 2001 con l’allora sindaco di San Giustino Daniela Frullani e l’ingegnere Ernesto Tedeschi della ditta Secol

Comuni arroccati con forza sulle proprie posizioni e situazioni di conflittualità andate avanti per anni senza trovare una sintesi concreta. Risultato: la Regione dell’Umbria è rimasta per un po’ ad ascoltare le lamentele, cercando magari una mediazione, poi – davanti alla chiara situazione di inconcludenza che si stava palesando – ha preso la decisione di spostare le proprie attenzioni, forte anche della coscienza a posto che si sentiva. In fondo, poi, davanti a quei pochi chilometri di E78 che toccavano il territorio regionale in Altotevere, ha messo sul tavolo il progetto che senza dubbio la coinvolgeva di più: il cosiddetto “Quadrilatero”, che in breve tempo è diventato realtà.

Nuovi progetti e rimpianti per il territorio

Perugia, Ancona, Civitanova Marche e Foligno le città attorno alle quali si è costruito un percorso che ha attivato nuove opportunità anche dal punto di vista economico fra l’entroterra umbro e il mare Adriatico; le distanze si misurano oramai in tempi di percorrenza e non più in chilometri, per cui superare Colfiorito con una sorta di autostrada senza caselli ha permesso di collegare Foligno con Civitanova Marche in meno di un’ora. Non solo: il tratto superiore parallelo che da Perugia conduce ad Ancona ha un prolungamento in direzione occidentale tramite E45 e raccordo Perugia-Bettolle, dove ci si interseca con la E78.

Che dunque l’Umbria abbia di fatto realizzato la sua “Due Mari”, a scapito di un vettore altotiberino più defilato dal contesto regionale? Di certo, la grande occasione di venti e più anni fa è stata persa, perché – se non vi fosse stata questa conflittualità – oggi anche l’Alta Valle del Tevere avrebbe raggiunto l’Adriatico in molto meno di un’ora; invece, siamo costretti a scollinare sui valichi appenninici e a percorrere oltre 50 chilometri prima di arrivare alla superstrada. L’apertura della Guinza può essere un primo passo, ma ancora dobbiamo capire quali progetti passeranno per l’attraversamento dell’Alta Valle del Tevere e a Selci Lama l’idea di una superstrada che lambisce il centro abitato ha già fatto storcere la bocca. Fra le ipotesi, anche quella “particolare” di una normale due corsie che possa sostituire in zona la quattro corsie; insomma, è una situazione che stenta a decollare, tanto più che negli ultimi tempi – se non ci fosse stata la notizia comunicata dall’onorevole Marchetti – la questione era finita in un sonnacchioso silenzio. E qualcuno ha già tirato le sue conclusioni: rimarremo perennemente in questa situazione.

guinza marche

Quali scenari all’orizzonte?

Lo sblocco della galleria deve perciò indurre tutti a rispondere alla domanda chiave: vogliamo realmente la “Due Mari” oppure no? Se le amministrazioni del comprensorio hanno collaborato assieme nel progetto della Capitale Italiana della Cultura, possono farlo benissimo anche su questo versante: una viabilità funzionale è il presupposto dello sviluppo non soltanto economico e sappiamo bene che le difficoltà nei collegamenti sono state un handicap di non poco conto per il comprensorio bagnato dal Tevere.

Se c’è unità di intenti, sarà bene accantonare campanilismi di vario genere e mettersi a un tavolo per fare in modo che esca una soluzione condivisa e rispettosa anche delle questioni ambientali; se per una volta la politica supera la logica dell’orticello e si dimostra compatta, anche dalle due regioni può arrivare il giusto sostegno. Se il completamento della “Due Mari” è visto come una opportunità per il futuro, non dovrebbe essere difficile fare quadrato: l’importante è che la scelta dei tracciati non diventi la vittoria politica di quel Comune e l’automatica sconfitta dell’altro. Le diatribe fra le pubbliche amministrazioni hanno già prodotto gravi ritardi che la vallata ha pagato e continua a pagare. C’è forse un ultimo treno a disposizione: spetta a tutti il compito di salirvi, oppure di rimanere definitivamente a terra.

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