News

Ex Ferrovia Centrale Umbra: dalle promesse ai fatti anche in Valtiberina?

Consegnati da un mese i lavori di rifacimento del tratto Terni-Ponte San Giovanni, poi toccherà a quello conclusivo fra Città di Castello e Sansepolcro

Vegetazione sui binari a Sansepolcro

Torneranno i treni fino al capolinea di Sansepolcro lungo quella che un tempo era la linea Mediterraneo Umbro Aretina (Mua), poi divenuta Ferrovia Centrale Umbra (Fcu) dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso? Dopo le tante promesse che però tali erano rimaste all’atto pratico, le ultime notizie sono divenute senza dubbio rassicuranti, anche perché il coinvolgimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non ammette ritardi, per cui la riapertura dell’intera tratta Terni-Sansepolcro è fissata per il 2026.

Ricordiamo che le corse in treno erano state fermate il 13 settembre 2017 per interventi di manutenzione straordinaria (questa la motivazione ufficiale del provvedimento) e che soltanto da Città di Castello a Ponte San Giovanni e da quest’ultima località a Perugia Sant’Anna i collegamenti su rotaia sono stati ripristinati, per quanto vi siano limitazioni da rispettare; prima su tutte: la velocità. Nel frattempo, i pendolari hanno più volte lamentato i disservizi creati dal trasporto sostitutivo su gomma per questioni inerenti a orari di coincidenze, arrivi in ritardo sul posto di lavoro e ripartenze dei bus. D’altro canto – è stato detto più volte – anche la qualità del trasporto ferroviario sarebbe dovuta migliorare: in particolare, i tempi di percorrenza avrebbero dovuto essere più celeri al fine di ampliare il volume dell’utenza, i cui numeri non stavano più adeguatamente giustificando il mantenimento della ferrovia.

La questione è stata e continua a essere oggetto di dibattito preliminare, perché più volte – anche sul versante altotiberino e di Sansepolcro – si è continuato a sostenere: ma se deve svolgere un servizio del genere, senza la previsione di un allungamento del tracciato, ha senso che la ferrovia rimanga? Intanto, quando nel 2017 arrivò l’ultimo treno a Sansepolcro vi era stata la rassicurazione dell’allora assessore regionale umbro Giuseppe Chianella sul rispetto dei tempi: nell’arco di due anni, ripristino dell’intera linea Terni-Sansepolcro, lunga 147 chilometri, ai quali vanno aggiunti i 5 chilometri e 200 metri che collegano Ponte San Giovanni con la stazione di Perugia Sant’Anna.

fuori dal coro

Che nell’arco di due soli anni non sarebbe stato facile risistemare il tutto, eravamo consapevoli; magari, non era nemmeno da immaginare che la fetta più grande della tratta rimanesse in prolungato stato di abbandono e che ci si limitasse alla riapertura di un paio di pezzi, lasciando che la vegetazione proliferasse in mezzo al binario abbandonato. Per dirla in termini più diretti, quella di Chianella e della Regione è stata considerata all’atto pratico una presa in giro, non dimenticando la brusca reazione dello stesso Chianella quando l’inviato di “Fuori dal coro”, trasmissione di Rete 4 incentrata proprio sulle vergogne italiane, andò a chiedere lumi dopo aver mostrato all’intera nazione la situazione della stazione di Sansepolcro in preda al degrado più totale. Insomma, la sensazione prevalente era quella secondo cui – alla luce anche degli ingenti costi di gestione – quello della manutenzione fosse il pretesto per prendere tempo al fine di chiudere il capitolo ex Fcu. Nell’ottobre del 2019, a causa delle note vicende della sanità che portarono alle elezioni regionali anticipate, in Umbria è avvenuto il ribaltone politico, con il centrodestra passato al governo. Da quel momento, l’interesse per la ferrovia che disegna una sorta di spina dorsale nella sagoma della regione si è pian piano riacceso, grazie all’assessore alle infrastrutture Enrico Melasecche.

Prima di entrare nello specifico, ripercorriamo per sommi capi la storia di questa ferrovia, che inizia nel 1908, quando viene accordata la concessione per la linea con trazione a vapore alla Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo. Il progetto viene approvato nel 1911, con assieme la convenzione per l’impianto della trazione elettrica. Nello stesso anno, partono i lavori e il 12 luglio 1915 viene inaugurata linea Terni-Umbertide con trazione a vapore, che nel 1920 è sostituita da quella elettrica anche sulla diramazione Ponte San Giovanni-Perugia; il vapore rimane solo per il trasporto delle merci. La ferrovia subisce gravi danni durante la seconda guerra mondiale ma viene ricostruita, al contrario dell’altra tratta, quella dell’Appennino Centrale da Arezzo a Fossato di Vico, che attraversava Sansepolcro, Città di Castello, Umbertide e Gubbio. Da Umbertide a Sansepolcro, di conseguenza, la ferrovia non era più funzionante. Il 25 maggio 1956 è allora il giorno dell’inaugurazione del tronco Umbertide-Sansepolcro, con modifica dello scartamento ridotto della vecchia linea Arezzo-Fossato di Vico.

Underlying lk, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Nel 1959, i due esercizi sono concentrati nella Mua; il rischio di chiusura per fallimento viene scongiurato a fine anni ‘70 con l’acquisizione da parte della Provincia di Perugia e da quel momento la Mua diventa Fcu, cioè Ferrovia Centrale Umbra, che nel 1982 assume la gestione commissariale governativa. Fra le corse giornaliere, c’è anche quella per Roma Termini, con partenza alle 5.30 di mattina da Sansepolcro e rientro nella città pierfrancescana alle 18.40 con una carrozza di seconda classe. Poi verrà soppressa. Nel 1997, il servizio è esercitato in esclusiva con trazione diesel e nel 2005 si inaugura il servizio diretto Sansepolcro-Perugia-Terni-Roma, che funziona dal lunedì al venerdì; l’anno successivo, il via alla rielettrificazione dell’intera linea, che però il 13 settembre 2017 vede la sospensione dell’esercizio per lavori di manutenzione a caselli, stazioni e binari. Tre mesi più tardi, nel dicembre del 2017, Regione dell’Umbria e Rete Ferroviaria Italiana firmano il protocollo che entro il giugno del 2018 dovrà consentire il passaggio della linea ferroviaria della Fcu alla rete nazionale. Nel contratto, prevista anche l’acquisizione di nuovi elettrotreni assieme ai Minuetto già in dotazione. Il 25 ottobre 2018, riapre la tratta da Città di Castello a Ponte San Giovanni con velocità massima non superiore ai 50 orari e nel giugno del 2019 viene firmato il protocollo d’intesa per il trasferimento definitivo della ex Fcu a Rete Ferroviaria Italiana.

Un altro segmento viene riaperto il 14 settembre 2022: è l’unica diramazione dell’intera tratta e unisce Ponte San Giovanni con Perugia Sant’Anna. Rimane la fetta maggiore, ovvero il lungo tragitto da Terni e Ponte San Giovanni e il più breve tratto finale tutto altotiberino da Città di Castello a Sansepolcro, dove la stazione e l’area circostante sono sempre più in stato di abbandono e i binari lentamente ricoperti dalla vegetazione che adesso prolifera. I tanto attesi lavori di manutenzione e ammodernamento delle tratte mancanti sono stati finanziati con 163 milioni di euro e l’obiettivo è quello di arrivare al completamento nel 2026, nuovo “anno zero” per la ferrovia. L’ultimo step in ordine di tempo reca la data del 21 dicembre 2023, quando – su richiesta dell’assessore Melasecche – la Regione dell’Umbria procede con l’affidamento diretto del servizio a Trenitalia fino al 2032. L’integrazione con le ferrovie concesse rientra nella più ampia strategia di Rfi, con l’obiettivo di configurare una “rete allargata” attraverso un gestore unico che permetta di connettere aree oggi escluse, rendendo possibile la continuità dei servizi ferroviari verso il resto del territorio nazionale e promuovendo al tempo stesso il trasporto su ferro.

Questo il quadro della situazione, con l’ultima fresca novità risalente al mese scorso: l’avvio ufficiale del cantiere per la risistemazione degli 85 chilometri di strada ferrata da Terni a Ponte San Giovanni. Come dire, insomma, che finalmente le chiacchiere e le tante promesse hanno iniziato a lasciare il posto ai fatti, anche perché quando di mezzo vi sono i soldi del Pnrr (78 milioni di euro che si aggiungono ai 100mila previsti nella legge di bilancio) occorre presentare una precisa rendicontazione entro determinati tempi. Come da accordi fissati, la priorità del rifacimento spetta al segmento Terni-Ponte San Giovanni (dove in qualche punto le rotaie si erano persino piegate, come mostrarono le immagini di Rete 4), dopodichè si affronterà il tratto Città di Castello-Sansepolcro e quindi l’utenza dell’Alta Valle del Tevere tosco-umbra dovrà pazientare un tantino di più.

Fcu, Salvini: “Entro 2026 in funzione il treno fino a Sansepolcro”

Il termine indicato dal ministro Salvini per il totale ripristino è – come già ricordato – il 2026. Comunque sia, la ferrovia verrà rifatta, dando la risposta a coloro che in quella chiusura del settembre 2017 avevano intravisto la parola fine. L’impegno dell’assessore Melasecche è andato a buon esito e i lavori sulla linea non si limitano al binario: vi sono la riqualificazione delle stazioni, il ritorno alla trazione elettrica e l’applicazione della tecnologia Ertms per la massima sicurezza nel contesto di una scorrevolezza maggiore. Una ferrovia rinnovata e riadeguata alle moderne esigenze.

La richiesta di Sansepolcro è stata chiara: ridurre di un chilometro abbondante la lunghezza del binario e creare il nuovo capolinea all’altezza della zona residenziale di San Paolo, nel versante sud della città. Due i motivi: l’opportunità di questa ubicazione in previsione dell’eventuale allungamento della tratta verso Arezzo, come previsto sulle carte del piano territoriale di coordinamento provinciale e la possibilità di liberare una larga parte di città dal vincolo della ferrovia, favorendo così una nuova impostazione urbanistica della città e riqualificando l’edificio della stazione a luogo di consultazione e fruibile per le associazioni.

st

Asterisco finale: la giunta regionale ha intanto deciso di investire anche nella propria immagine attraverso la ferrovia, vedi il rifacimento del brand della ex Fcu e le nuove livree per i treni Minuetto, con le grafiche elaborate dall’agenzia Armando Testa di Milano. Lo farà promuovendo la sua immagine di “Cuore verde d’Italia” attraverso la bellezza del paesaggio, dei borghi e dei luoghi famosi (vedi per esempio la Cascata delle Marmore), che riprodurrà sui convogli. Vi sarà ovviamente spazio anche per l’Alta Valle del Tevere e per l’eccezione toscana di Sansepolcro, quindi i prossimi treni non svolgeranno soltanto l’importante e primario servizio di trasporto per i pendolari, ma si metteranno a disposizione anche dei turisti in visita, magari con la bici appresso, oppure presa a noleggio nel locale di ogni stazione ferroviaria riservato al “bike sharing”. Fiduciosi attendiamo.

CORRELATI

- Le nostre iniziative -spot_img

POPOLARI

spot_imgspot_img