La lunga e annosa vicenda del ripristino della diga di Montedoglio verso i titoli di coda. A quasi dodici anni dal crollo del 29 dicembre 2010, infatti, si stanno concludendo in questi giorni i lavori per il recupero dello sfioratore superficiale, al quale si è aggiunto anche un intervento per l’attivazione di un nodo di diramazione significativo dell’adduzione in Valdichiana. Come noto, le opere hanno subito notevoli ritardi tra sequestri, iter burocratrici ed eventi straordinari come l’emergenza Covid. Nella giornata di lunedì 21 novembre c’è stato il sopralluogo di una delegazione della commissione regionale sviluppo economico e rurale, guidata dalla presidente Ilaria Bugetti (Pd) con i consiglieri regionali del Partito democratico Marco Niccolai, Anna Paris, Vincenzo Ceccarelli e Lucia De Robertis. Presenti con loro anche in vertici dell’Eaut, ente gestore dell’invaso, che hanno accompagnato la delegazione regionale durante la visita al cantiere ormai prossimo alla chiusura.
“Dopo due anni di pandemia era importante come commissione – ha detto la presidente Bugetti – toccare con mano l’importanza e la strategicità di questo luogo. Abbiamo la consapevolezza che luoghi come questo sono preziosi per tutta la Toscana sia per l’agricoltura che per la risorsa idropotabile e quindi sono un bacino e un patrimonio che insieme agli altri laghi della regione sono pronti a fronteggiare le emergenze idriche del futuro”. “Stiamo visitando il luogo dove gli effetti della siccità – ha concluso – si vedono ancora, ma è importante continuare su questa strada per mantenere lo stato idrico necessario”.
Ad illustrare i prossimi passaggi che porteranno l’infrastruttura alla piena operatività è stato il neopresidente di Eaut, Simone Viti: “Sono in corso le fasi di collaudo, che porteranno ad avere l’autorizzazione a poter accumulare milioni di metri cubi in più di acqua: c’è margine per arrivare ad un raddoppio della capienza rispetto a quella attuale”. Riguardo ai pesanti rallentamenti che hanno interessato i lavori di ripristino, Viti ha spiegato che “di fatto l’invaso è stato ripristinato negli ultimi tre anni. A questo punto possiamo usufruire pienamente di una preziosa risorsa che sarà presente sempre in maggiore quantità. Spetta quindi alle due Regioni Toscana ed Umbria fare tutte le valutazioni necessarie sull’uso della diga”.
Entrando nelle questioni di carattere politico, lo stesso presidente Viti ha poi fornito un commento riguardo ai malcontenti che la sua nomina ha suscitato in Valtiberina toscana, dove in questi anni istituzioni e cittadini hanno più volte chiesto la presenza di esponenti locali all’interno del cda dell’Ente Acque Umbre Toscane: “Questo approccio non tiene evidentemente conto di quelle che sono le peculiarità dell’Ente irriguo, una realtà che gestisce quattro dighe operando su altrettante province. È vero che la Valtiberina è un territorio che ha subito la presenza di un’infrastruttura, ma secondo me è un po’ limitativo immaginare che quello sia un tema preponderante. In ogni caso siamo a completa disposizione delle comunità locali con l’obiettivo di fare al meglio il nostro lavoro”.
I numeri della diga
Volume invasato: 68 milioni di metri cubi (di cui 57,5 utilizzabili senza sollevamento).
Erogazione risorsa a fini idropotabili: 1,1 milioni di metri cubi al mese
Erogazione risorsa a fini irrigui (sulla base dei consumi 2021): per tutta la stagione irrigua fino al 15 settembre con extra periodo fino al 30/09: 14 milioni di metti cubi
Erogazione risorsa a fini ambientali (dallo scarico sulla condotta di derivazione): 1,8 metri cubi al secondo, in base al protocollo d’intesa del 2008 tra le Regioni Toscana ed Umbria per un totale di 4,7 Milioni di metri cubi al mese.
La previsione, in mancanza di afflussi meteorici significativi, è pertanto di un volume invasato in diga di circa 34,5 milioni di metri cubi al secondo fino al 30 settembre 2022.
Se il periodo autunnale dovesse anche quest’anno caratterizzarsi per particolari condizioni di siccità, l’aspettativa al 31 dicembre 2022 si attesta intorno ai 25 milioni di metri cubi (nel 2021 la svolta fu proprio nel mese di dicembre con circa 25 milioni di metri cubi di afflussi seguiti da 43 milioni di metri cubi di afflussi nel primo quadrimestre 2022).
I costi del progetto
Il progetto complessivo ovvero il ripristino dello sfioratore della diga 6,5 milioni), il potenziamento e sollevamento per la Valtiberina (9,5 milioni), il completamento dell’adduzione nella Valdichiana (52 milioni), ha previsto un investimento complessivo di circa 68 milioni di euro finanziati interamente dal Ministero delle politiche agricole. L’investimento sta permettendo di chiudere la rete di adduzione delle acque dalla diga di Montedoglio in Valdichiana, con un contributo fondamentale all’erogazione della risorsa idrica in termini di efficienza dell’impianto nel suo complesso, sia nei territori toscani sia in quelli umbri contermini al lago Trasimeno.