La seduta di ieri pomeriggio del consiglio comunale di Sansepolcro ha ospitato l’illustrazione di una petizione sottoscritta da un comitato di cittadini sul tema delle restrizioni per motivi sanitari. Il documento, protocollato da alcuni mesi, chiedeva al sindaco di emanare “un’ordinanza contingibile ed urgente” con oggetto “la dichiarazione di decadenza di tutte le restrizioni individuali imposte in ragione del cosiddetto stato di emergenza sanitario”. Ordinanza da accompagnare con la dicitura “Sansepolcro comune free-pass, da apporsi sulla cartellonistica lungo la rete stradale del territorio comunale” e dall’impegno a “sottoporre la questione all’attenzione dell’assemblea dell’Unione dei comuni”.
Nel presentare il documento a nome dei proponenti – una trentina dei quali presenti tra il pubblico – la portavoce del comitato Tania Merendelli ha dato lettura di un articolato testo, nel quale tra l’altro si sosteneva che l’accoglimento della petizione avrebbe permesso di alzare “in alto lo stendardo di comune capofila della rinascita, in attuazione dei principi fondanti lo stato di diritto e di rispetto delle persone di fronte alla legge”. In alternativa, ecco anche la proposta agli amministratori delle “dimissioni dalle rispettive cariche, quale formale atto di disobbedienza civile e manifestazione di grande rispetto del ruolo”.
Il successivo dibattito è stato aperto dal consigliere del gruppo Borgo al Centro Tonino Giunti che, precisando di parlare solo a titolo personale e non della propria compagine, ha avanzato profonde critiche alle politiche sanitare del Paese negli ultimi dieci anni e alla gestione della pandemia, con particolare riferimento all’obbligo del green pass. “In questa petizione – ha tuttavia detto Giunti – c’è la richiesta al sindaco di assumere determinazioni che non possono essere prese. Risulta assolutamente legittimo chiedere agli enti sovraordinati l’abolizione delle misure adottate in tema di emergenza sanitaria, ma non altrettanto lo è un’ordinanza del sindaco che sarebbe in evidente contrasto con la normativa nazionale. L’accoglimento delle istanze avanzate non è quindi tecnicamente possibile”, ha concluso.
“Come il mio partito”, ha detto Laura Chieli di Fratelli d’Italia-Futura, “ho sempre pensato che il green pass fosse un provvedimento economicida. Ma senza fare dietrologie e rientrare in questi argomenti, la posizione del consiglio è quella espressa dal consigliere Giunti perché c’è estraneità di materia: non possiamo deliberare su una questione che non spetta a questo organo, ma vorrei che fosse chiaro che non c’è mancanza di considerazione nei confronti di certe istanze e di certe sensibilità”, ha affermato.
“Rispetto a quanto detto dai consiglieri Giunti e Chieli – ha dichiarato il capogruppo di Borgo al Centro Alessandro Bandini – voglio essere un po’ più netto per quanto riguarda il sottoscritto e per quanto riguarda l’intera maggioranza consiliare: pur nel massimo rispetto di quello che avete detto – ha spiegato rivolto ai promotori della petizione –, la mia posizione è diametralmente opposta a quella che portate in questo consesso. È comunque assorbente la parte giuridica: quello che si chiede con toni forse a volte non commisurati sarebbe un provvedimento sicuramente contro l’ordine pubblico e potrebbe portare anche a un’ipotesi di scioglimento del consiglio, quindi francamente non è proponibile”.
Dopo la dichiarazione di voto contrario anche da parte di Rosalba Alberti del gruppo Adesso (“Questa decisione non spetta al consiglio comunale”), Chiara Andreini di Pd-InComune ha sottolineato a sua volta che viene richiesto al comune un atto contro la legge: “C’è però anche una questione di merito, perché nella gestione della pandemia possono esserci stati tanti errori, ma credo che sia stato fatto il possibile. Il mio voto è contrario non soltanto per la non compatibilità con i doveri del sindaco, ma anche perché non accolgo la petizione”, ha concluso.
Il documento sottoposto al consiglio comunale è stato pertanto respinto con il voto contrario dell’intera assise.